Qui Baviera a voi Bruxelles: che succede nel feudo merkeliano?


Dopo le regionali che sanciscono il crollo della Csu, la cancelliera sembra aver imboccato la sua ultima curva politica


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
15/10/2018 alle ore 18:14

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Scricchiola l'impero di Angela Merkel? Per meriti degli antisistema o principalmente per demeriti di chi si sta avviando ad una chiusura di ciclo?

Le elezioni in Baviera consegnano più titoli di giornali che effetti nel brevissimo periodo, in quanto si tratta di mutazioni lente e contorte che, alla fine della fiera, comunque mantengono i centristi al comando della regione più ricca d'Europa. Il 37% della Csu, alleata di governo della Cdu merkeliana, pur perdendo 12 punti e la maggioranza assoluta, è destinata a governare: in alleanza con i conservatori locali, con i liberali o con i verdi.

Questi ultimi, vera sorpresa delle urne con il 19%, non sono anti sistema o anti europei: ma abientalisti di centrosinistra, pro Ue, con un bacino elettorale rivolto ai più giovani, con due leader sotto i 40 anni e per nulla intenzionati ad ammiccare alla destra sovransta di Afd.

Per cui, è il ragionamento che si fa in queste ore, più che la Baviera (destinata comunque ad un governo stabile, non fosse altro che per il tessuto industriale che la popola) è la Grande Coalizione a Berlino che trema.

Le frizioni fra Cdu, Csu e i socialdemocratici della Spd in caduta libera sono il vero vulnus, accompagnato dalle policies schizofreniche su migranti e sicurezza che hanno consegnato il 10% dei voti a Afd.

Ma se all'orizzonte le prossime urne regionali del 28 ottobre in Assia potranno solo incrementare questo trend, è in prospettiva di maggio che si animano i conciliaboli. Le prossime europee dovrebbero far lievitare i voti degli anti sistema, ma secondo alcuni sondaggi pubblicati in Germania non abbastanza da far conquistare loro la maggioranza dell'europarlamento.

Intanto, però, un ciclo sembra destinato a imboccare l'ultima curva: la cancelliera ha perso smalto e determinazione, è braccata dai nuovi volti emergenti dei democristiani tedeschi (tra cui Ralph Brinkhaus, parlamentare della Cdu e il 38enne Jens Spahn, ministro della salute) pronti a soffiarle la cabina di regia del partito, vede l'ombra dell'ex ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble stagliarsi alle sue spalle, pronto all'occorrenza a traghettare il paese fuori da una possibile crisi di governo.

Lo confermano le sue parole che trasudano una certa ansia: "Il governo della Grosse Koalition deve recuperare la fiducia persa. I risultati economici migliori e la disoccupazione ai minimi livelli alla gente non bastano, se non c'è la fiducia negli attori politici. Da ieri traggo questo insegnamento: come cancelliera devo fare in modo che la Grosse Koalition recuperi la fiducia e che i suoi risultati siano visibili".

La fiducia, appunto. Quella stessa che molti elettori hanno smarrito osservando la differenza di politiche, ad esempio, sui migranti: prima accolti in blocco, perché utili a foraggare il surplus commerciale della Germania; poi spediti in un aereo alla volta di Grecia e di Italia, ma con quest'ultima che adesso ha alzato la voce.

Infine la partita sul diesel gate, che non è del tutto secondaria. E che si riaffaccerà tanto in Assia quanto alle urne di maggio.

 

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