La versione di Garpez: educare sì, ma entro confini ben definiti


Purtroppo non sempre si assiste ad atteggiamenti pedagogici ineccepibili


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
16/10/2018 alle ore 10:19

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Dobbiamo prenderne definitivamente atto. I tempi sono cambiati, e con essi mutano inevitabilmente anche i costumi e gli atteggiamenti che, un tempo, erano avvertiti come ordinari, normali. Perfino doverosi.

Prendiamo, ad esempio, l'educazione dei ragazzi. Anzitutto il loro carattere viene (o dovrebbe essere) formato “dalla” famiglia e “nella” famiglia, dove i genitori costituiscono (o dovrebbero costituire) i primi docenti dei loro figli.

Ma purtroppo non sempre si assiste ad atteggiamenti pedagogici ineccepibili, tutte le volte in cui adolescenti indolenti vengono lasciati a loro stessi da padri e madri “nelle loro faccende affaccendati".

E cosi non si accorgono che i loro pargoli crescono geneticamente, ma non maturano. Ed allora si pensa che, in questi casi, la scuola possa dare una mano, se non addirittura erroneamente supplire integralmente all'inerzia familiare. Molti decenni fa lo “scappellotto” (senza scomodare bacchettate sulle nocche e ceci punitivi di lontana memoria) era educativo e doveroso da parte dell'insegnante nei confronti dell'alunno indisciplinato.

Ed una volta rientrati a casa, quelli della mia generazione prendevano il resto. Ma ora guai ad alzare solamente la voce nei confronti dei discenti, a meno di non voler scatenare le ire difensive degli stessi genitori. Ovviamente a tutto c'è un limite. Educare sì, ma entro confini ben definiti e senza travalicare in umiliazioni o vessazioni gratuite.

Condivido l'orientamento della Corte di Cassazione allorquando ritiene che commette abuso degli strumenti di correzione l'insegnante che tiene un atteggiamento denigratorio nei confronti dell'allievo, umiliandolo e svalutandolo psicologicamente, nonché compiendo gesti di violenza morale e fisica, seppur considerati innocui o rivolti a scopi educativi.

Tanto più se destinatario di simili gesti sia un alunno con difficoltà di linguaggio e il comportamento del docente rischi di provocargli pericoli per la salute.

Per chi fosse interessato, la sentenza è la n. 45736/2018.

 

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