Viva l'Italia, abbasso l'Italia. In Arabia Saudita parte il nuovo treno ad alta velocità in mezzo al deserto, che condurrà i passeggeri dalla Mecca a Medina in due ore. Milioni di pellegrini a bordo dell'Al Haramain attraverseranno la sabbia giungendo a destinazione.
Saranno anche illiberali questi sauditi, ma su trasporti, logistica e programmazione non hanno granché da imparare.
Nel Mezzogiorno d'Italia (e anche al centro) l'alta velocità è ancora una chimera: i treni ci sono, mancano la rete che consenta di superare i 200 km orari e i servizi offerti nei biglietti (non sempre sono opeativi). Come il wifi che va a singhiozzo in Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo. In Calabria, Sicilia e Basilicata non c'è.
Colpa dell'Europa? O delle lobbies? Dei partiti?
Più semplicemente l'Italia, a differenza di altri paesi come la Spagna, ha scelto di investire poco in un settore nevralgico come la logisitica, posticipando scelte irrinunciabili e svolte che invece sarebbero utili come l'aria.
Il pensiero va alle merci in treno, fondamentali per snellire le arterie autostradali; alla Tav che attende solo il segmento italiano per essere ultimata; al gasdotto Tap che rivoluzionerà la partita energetica (non solo) del vecchio continente; a scali aeroportuali collegati con metropolitane leggere (ce ne sono solo quattro in Italia: Roma, Milano, Bologna e Bari); a porti che diventino hub di caratura mediterranea anziché “ripari” di provincia.
Insomma, il cambiamento vero che serve all'Italia è principalmente nel suo scheletro e attiene alla rete dei trasporti e delle infrastrutture.
In Spagna l'alta velocità, che raggiunge i 310 km/h, consente di raggiungere Barcellona da Madrid in meno di 3 ore. Ed è allargata anche ad altre città come Cordoba, Siviglia, Malaga e Valencia.
Tornando al deserto saudita, l'alta velocità a Jeddah è stata da poco inaugurata permettendo di far salire a bordo ben 417 passeggeri.
In due ore copre 450 chilometri attraverso il deserto fino a 300 km /h, attraversando cinque stazioni (Mecca, Jeddah, King Abdulaziz International Airport, King Abdullah Economic City e Medina).
Una rivoluzione che, se possibile, aumenta i rimpianti per un paese come il nostro, vecchio e sordo alle trasformazioni.
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