Non sono abituato a commentare o ad analizzare progetti di legge che non siano ancora entrati in vigore come norma dello Stato. E non lo farò neppure ora.
Ma il vespaio di polemiche contrapposte che si sta creando intorno al progetto di legge sulla riforma della legittima difesa – che da martedì 23 Ottobre inizierà ad essere discusso in Senato - merita alcune considerazioni.
La nuova formulazione del testo amplia l’ambito di applicazione della legittima difesa (già prevista dal nostro codice penale all'art. 52) che è sempre presunta, anche se chi si introduce nell’abitazione altrui non mostra di possedere alcun arma o strumento atto ad offendere.
Basta che il criminale minacci semplicemente di utilizzarli, visto che la riforma considera rilevante il “grave turbamento” causato dalla “situazione di pericolo in atto” di chi viene aggredito.
Eccessivo giustizialismo leghista? Riforma sproporzionata e “criminogenetica"? Non mi interessa. Ciò che mi interessa portare all'attenzione di chi legifera e di chi applica le leggi è soltanto una semplice considerazione: abbiamo paura.
I cittadini hanno paura. Il popolo non si sente protetto.
A fronte di episodi di gravità estrema (ricordo solo da ultimo il massacro dei coniugi Martelli di Lanciano), reagiamo con altrettanto fermezza, sino a legittimare una reazione violenta verso chiunque si permetta di accedere nelle nostre abitazioni, turbando indebitamente la nostra tranquillità domestica.
Poco importa se sia o meno armato. Evitiamo di dare giudizi affrettati, in positivo o in negativo, nei confronti di riforme che tentano di garantire la nostra sicurezza entro quei luoghi ove abbiamo diritto di sentirci protetti.
Ma evitiamo ulteriori tagli alle Forze dell'Ordine. Anzi. Implementiamo risorse e mezzi.
Perché anzitutto lo Stato deve occuparsi della tutela dell'incolumità dei propri cittadini, senza che questi vengano chiamati a sostituirsi all'Autorità di Pubblica Sicurezza.
Abbiamo paura. Ascoltateci.
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