Uno degli argomenti che stimola maggiormente fervide prese di posizioni ed articolate discussioni non solo tra gli “addetti ai lavori “ ma, in egual misura, tra noi comuni cittadini concerne il contenuto del “ddl Pillon".
Il disegno di legge in esame (che prende il nome dal senatore leghista che lo ha depositato in Parlamento) ha intenzione di introdurre nel nostro sistema giuridico una visone del tutto innovativa in materia di affido condiviso dei figli e del loro mantenimento.
Per i tecnici del diritto segnalo che il disegno di legge si trova, allo stato, in Commissione Giustizia del Senato sin dallo scorso 28 settembre.
Per i semplici curiosi vorrei, viceversa, offrire una breve panoramica relativa all'oggetto del “ddl Pillon", al fine di stimolare costruttive riflessioni in merito all'opportunità o meno di approvare la riforma in oggetto.
Il desiderio del senatore Pillon – strenuo difensore delle idee anti-aborto ed anti-unioni civili - è quello di veder riconosciuto nel nostro Paese il principio della “bigenitorialità perfetta".
In parole semplici, in caso di separazione di una coppia, il mantenimento dei figli, il loro affido, e le spese, devono essere equamente divisi tra padre e madre.
Testualmente, il progetto di legge afferma che “indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori, il figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambe le figure genitoriali, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni e con pari opportunità. Ha anche il diritto di trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale”.
Il giudice deve assicurare il diritto del minore di trascorrere “tempi paritetici in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, con ciascuno dei genitori. Salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”.
Altro cavallo di battaglia del disegno di legge viene espressamente individuato nella dichiarata volontà di contrastare il fenomeno di “alienazione genitoriale".
L'art. 12 prevede, infatti, che “nelle situazioni di crisi familiare il diritto del minore ad avere entrambi i genitori finisce frequentemente violato con la concreta esclusione di uno dei genitori (il più delle volte il padre) dalla vita dei figli e con il contestuale eccessivo rafforzamento del ruolo dell’altro genitore”.
I bisogni economici dei figli – tenuto conto del loro “progetto di vita" - sarebbero equamente ripartiti tra i genitori a seconda delle proprie capacità reddituali, ovvero, in caso di incapienza economica di un coniuge, sopportato da quello economicamente più forte che sarebbe tenuto al pagamento delle sole spese vive oppure dietro presentazione di fattura.
Le principali critiche che sono state mosse nei confronti di questo disegno di legge, oltre quelle di generico “maschilismo”, riguardano, da un lato, il potenziale disincentivo a separarsi da parte di tutte quelle donne che vengono sottoposte a violenza o maltrattamenti in famiglia e, dall'altro, una diminuita tutela della individualità dei figli.
I sostenitori del disegno di legge, viceversa, ritengono non solo di contrastare efficacemente le inaccettabili situazioni di violenza domestica sulle donne, ma altresì di ridurre significativamente la conflittualità tra i coniugi, attribuendo ai figli il potere di scegliere il genitore con il quale desidera passare la maggior parte del proprio tempo.
E voi cosa ne pensate?
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