Più che flop del referendum, è flop della politica: ancora una volta sciatta e distante anni luce dalla storia dei suoi popoli. Il mortificante risultato dell'affluenza al referendum per l'attribuzione del nome Macedonia del nord dimostra, al di là di ciò che dice il premier Zaev, che la gente è più avanti della propria classe dirigente.
Qui Nato e Ue non c'entrano proprio nulla: il referendum è stato mascherato come adesione di Fyrom all'Ue, ma nei fatti era rivolto ad un clamoroso falso storico.
Non esiste una Macedonia del nord e una del sud, non esiste una Macedonia jugoslava: era e resta quella regione della Grecia abitata e governata da Alessandro Magno, che fu educato da un certo Aristotele il quale parlava greco e non jugoslavo.
Foraggiare la creazione dolosa di una storia che non c'è per dare un passato alla Fyrom è stato un errore di tutta la politica che ha, di fatto, insultato due popoli e due storie, nel solco di quella tattica fatta di svarioni che hanno catatterizzato la gestione della scomposizione dei Balcani.
Non ne parliamo poi delle policies elleniche, sorde ai moti di rivolta in molte città del paese e non si dica che le manifestazioni erano organizzate solo dai nazionalisti: in piazza c'erano associazioni apartitiche, esponenti del clero ortodosso e semplici cittadini inorriditi da un clamoroso falso storico.
E'come se domani la Liguria fosse ribattezzata Provenza del sud, in nome di una strategia politica che presenta altri schemi.
Non sono il solo a pensarlo: ricordo che duecento tra i più insigni storici mondiali guidati dal celebre archeologo Stephen Miller (Università della California) cinque anni fa hanno anche rivolto un appello pubblico all'allora Presidente americano Barack Obama per impedire il clamoroso pasticcio.
Il premier della Fyrom Zoran Zaev ha detto che non intende dimettersi nonostante il flop del referendum sul nome del Paese che ha definito un successo.
Mi chiedo, con tutto il rispetto, quanto sia credibile il premier di un paese che ha eretto una statua di Alessandro Magno dinanzi all'aeroporto della propia capitale, suscitando vive proteste nelle “vere” città del figlio del re Filippo, come Pella, Verghina e la stessa Salonicco.
Il paradosso, se possibile, oggi è ancora peggio del dato di ieri, perché pare che il Parlamento di Skopje con la maggioranza dei due terzi potrebbe dar vita alle modifiche costituzionali per attuare l'accordo con la Grecia. In caso contrario ecco le elezioni anticipate già a novembre di cui francamente importa a pochi.
Ciò che conta, oggi come ai posteri, è la verità storica e il rispetto dei popoli e della volontà popolare manifestatasi ieri nelle urne.
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