Sul caso migranti l'Europa (e la Germania) hanno deciso che Italia e Grecia vanno non solo isolate, ma umiliate. Ma se Roma, si spera, potrà avere un seppur minimo potere negoziale per controbilanciare lo sforzo dell'accoglienza con (magari) più flessibilità nei conti, ecco che Atene è di fatto messa con le spalle al muro anche per responsabilità della propria classe dirigente.
La parabola di Syriza, che come Podemos ha conquistato per alcuni mesi le prime pagine dei giornali, si sta sgonfiando sotto il peso delle proprie deficienze strutturali che, oltre al pasticcio economico-finanziario, sta menando fendenti a tutto il Paese alla voce migranti. In Grecia oggi ci sono 42 hotspot, tra isole e terra ferma che ospitano circa 60mila tra siriani, curdi, iraqeni, bengalesi, nigeriani. Solo nelle isole dell'Egeo settentrionale ne sono ospitati 9603. Di questi 3.886 a Lesvos, altrettanti a Chios e 1.991 a Samos le tre isole che, in solitudine hanno portato il peso più gravoso, non fosse altro perché sono le più vicine alle coste turche, da cui partono ancora i gommoni, nonostante l'accordo siglato tra Ue e Ankara.
La Grecia nell'ultimo biennio ha dovuto gestire, nel pieno della burrasca finanziaria che ancora non è sopita, ben un milione di rifugiati con la vergogna del campo di Idomeni, quando a nord del Paese si era creato l'imbuto con la rotta balcanica e la chiusura della frontiera con Fyrom. In quei giorni la Grecia fu davvero sul punto di esplodere, con il trasferimento di quei rifugiati da Idomeni ad Atene, in piazza Victoria, nel porto del Pireo e nell'isola di Mitilini dove ancora oggi il flusso anche se diminuito non si è interrotto del tutto.
A partire dal 2015 fino ad oggi 87.939 sono state le richieste di protezione internazionale. Secondo l'Unicef circa 75.000 rifugiati e migranti, compresi 24.600 bambini, attualmente bloccati in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani sono a rischio di stress psicosociale. Lo scorso anno circa 5.000 richieste di riunificazione familiare, di cui 700 da parte di bambini separati e non accompagnati, sono state presentate dalla Grecia, ma solo 1.107 richiedenti hanno raggiunto il loro paese di destinazione.
A fronte dei milioni di euro giunti dalle istituzioni europee e da associazioni private, le condizioni degli hotspot in Grecia non sono ottimali e si registra un'impennata dai casi di avviamento alla prostituzione, come più volte documentato ad Atene in piazza Victoria, dove migranti minorenni vengono fatti prostituire per 15 euro. Alle Termopili, nel comune di Lamia, ho visitato personalmente un hotspot che ospita circa 500 persone, la maggioranza siriani.
Ma il tema dell'immigrazione non è scoppiato in Grecia solo negli ultimi 48 mesi, bensì risale al 2010. Da quel momento il fenomeno è stato la principale fonte di sostentamento della proposta politica di Alba dorata. Da ingenui pensare che un bubbone di queste proporzioni non sarebbe esploso con tutte le conseguenze sociali e politiche del caso. La Grecia trabocca di immigrati, la maggior parte dei quali vive in condizioni disumane. Afghani, nordafricani, thailandesi, coreani, cinesi. I cittadini si ribellano, con la politica estrema che cavalca l’onda della protesta per iniettare il veleno della xenofobia e del razzismo in un tessuto sociale già gravato da contingenze note a tutti.
Che cosa c’è dietro il successo di Xrisì Avghì? Voto di pancia? Di protesta? Certamente sì, perché di cose che non funzionano nella Grecia del quasi default ce ne sono a tonnellate. Il 7% confermato dai nazionalisti nel 2012, che ha consentito a diciotto deputati di fare ingresso in Parlamento dopo quarant’anni di embargo, è figlio anche di altri fattori. Non solo schede di destra “pura” sono finite nelle urne con intenzioni ideologiche, ma molti, moltissimi voti da altre destinazioni sono arrivati per ingrossare le fila del movimento.
E Syriza che fa? Annuncia più solidarietà ai migranti e più misure per i poveri greci tra cui i bonus per gli asili. Il risultato, però, come sui migranti e come sulla fuffa dei danni di guerra da richiedere alla Germania di cui il governo si è dimenticato, si risolve in un buco nell'acqua. Il pasticcio dei sociovoucer “costa” l'asilo a 40mila bambini greci: nonostante le rispettive famiglie abbiano rispettato i parametri previsti dal governo per ricevere un voucher che offre la posizione ambita negli asili che partecipano al programma sociale del Ministero Solidarietà, e nonostante il fatto che governo promette che nessun bambino sarà lasciato fuori, almeno 40mila bambini non potranno accedere all'asilo.
Lo ha confermato l'amministratore delegato della società greca per lo sviluppo locale e degli enti locali (EETAA), Theodore Gotsopoulos, raccontando che questo sviluppo spiacevole si verifica perché non ci sono asili nido, mentre i beneficiari della misura sociale decisa dal governo sono moltissimi.
Come dire che ai mille annunci, di fatto, non fanno seguito azioni concrete. Come da copione syrizeo.
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