L'intervento - La sinistra e la sindrome di Maria Antonietta


Dove si è rotto il rapporto tra la sinistra e il popolo? E' questa la domanda di fondo a cui rispondere se si vuole ritrovare la "retta via"



Categoria: ABRUZZO
25/09/2018 alle ore 13:29

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di Gianni Melilla (ex parlamentare)

Dove si è rotto il rapporto tra la sinistra e il popolo?

E' questa la domanda di fondo a cui rispondere se si vuole ritrovare la "retta via" purtroppo smarrita da tanti anni dalla sinistra italiana.

La mia risposta è che la sinistra dopo la caduta del muro di Berlino, ha scelto l'impostazione neoliberista in materia economica, sociale e previdenziale con il risultato di una enorme crescita delle disuguaglianze sociali e della povertà.

Ai grandi redditi e patrimoni e alla finanza, sono stati concessi favori che hanno superato ogni sfrontatezza. Lo Stato si è ritirato precipitosamente dalla economia privatizzando o meglio regalando settori strategici e con ottime prospettive di rendimento, ai tanti capitani "coraggiosi" del capitalismo italiano.

Lo Stato sociale è arretrato dalla assistenza alla sanità, dai trasporti alla scuola e alla università per non parlare della previdenza pubblica con un allungamento smisurato dell'eta pensionabile e una penalizzazione in particolare delle donne lavoratrici.

L'Italia rimane certamente uno dei Paesi più ricchi del mondo, ma a che serve la ricchezza se essa non viene più redistribuita in lavoro e sicurezza sociale?

Si parla della sindrome della regina Maria Antonietta per descrivere l'apartheid sociale in cui i ricchi non provano né empatia né responsabilità verso chi è più debole.

Una logica predatoria si è affermata nella gestione del potere economico e finanziario con un asservimento della sfera politica e istituzionale spesso chiamata semplicemente a ratificare scelte assunte fuori dai luoghi preposti alla democrazia.

Il pilota automatico che governa l'economia è un fanatico credente del neoliberismo, non ha bisogno della democrazia, anzi la vive con fastidio e ha finito per delegittimare agli occhi del popolo tutte le Istituzioni, da quelle nazionali a quelle europee.

I media e in particolare la rete, hanno per anni rilanciato il punto di vista della religione globalista, hanno scelto il mercato contro lo Stato, favorendo una gigantesca redistribuzione della ricchezza a favore della finanza e delle grandi multinazionali, in particolare quelle digitali.

In Italia si sono persi milioni di posti di lavoro a tempo indeterminato, migliaia di aziende hanno delocalizzato in Paesi più poveri dove pagano meno tasse e più bassi stipendi, la precarietà è cresciuta a dismisura con una umiliazione in particolare delle nuove generazioni, la sicurezza sociale conquistata nel novecento a prezzo di dure battaglie sindacali e politiche, è ovunque in ritirata.

Questa situazione che si prolunga da oltre 10 anni, ha determinato rabbia e sfiducia gonfiando le vele delle forze nazionaliste e populiste di destra che in tutta Europa soffiano sul fuoco della protesta.

La sinistra non ha trasformato questa rabbia in energia positiva di cambiamento, come ha fatto nel novecento, perché è stata protagonista in negativo delle politiche neoliberiste illudendosi di poter mitigare gli effetti più duri della globalizzazione dalle postazioni dei governi nazionali. 

Agli inizi degli anni duemila la stragrande maggioranza degli Stati europei era governata dal centrosinistra, compresa l'Italia coi governi Prodi, D'Alema, Amato.

Con la crisi del 2008 la situazione è precipitata: per capire la gravita della situazione economica, basti pensare che l'Italia non ancora è tornata al PIL del 2007. Peggio che dopo la seconda guerra mondiale.

Una politica migratoria "generosa" ha senso, se si finanziano in modo altrettanto "generoso" tutte le politiche sociali e siccome questo non è stato fatto, è stato facile per la destra populista e nazionalista aizzare il popolo contro gli immigrati, con argomenti spesso infondati. Per Salvini gli immigrati sono stati una manna dal cielo ed è stato abile a far passare nella testa di troppi italiani che gli aiuti umanitari agli immigrati, sono stati "pane" rubato agli italiani.

Cosi come sull'Europa, affondare il sogno degli Stati Uniti d'Europa di Spinelli, dinanzi alla disumanità delle politiche europee dell'austerità che in Grecia hanno raggiunto l'acme della macelleria sociale, è stato facilissimo per gli strateghi della paura e della protesta. L’Europa è un bersaglio ideale su cui la destra ha indirizzato la protesta popolare.

La sinistra se vuole riproporsi, deve partire innanzitutto dal principio di realtà: le politiche neoliberiste sono la causa della sua crisi, prima lo ammette e meglio è.

Deve riaggiornare le sue analisi, ridare centralità alle politiche pubbliche e al ruolo regolatore dello Stato nella economia, deve operare in direzione di una ridistribuzione della ricchezza, deve combattere il lavoro "povero" e affermare una politica dei diritti del lavoro, deve ricentrare le sue politiche sociali nella lotta alle disuguaglianze, deve dare una importanza assoluta alla scuola e alla università che devono essere accessibili a tutti, deve ridisegnare il suo ruolo internazionale in Europa, puntando sulla centralità del Mediterraneo e del rapporto con l' Africa, deve tassare le grandi Multinazioni digitali e combattere la criminale evasione fiscale di oltre cento miliardi di euro l’anno.

In Europa, ma anche negli Stati Uniti, la sinistra sta discutendo di queste scelte, con passione e serietà. Le idee di Sanders, di Corbyn, di Tsipras vanno in questa direzione. Io le condivido e vorrei che anche in Italia si lavorasse a costruire le condizioni per una ricomposizione delle varie sinistre (tutte ora egualmente malmesse) su queste nuove idee di uguaglianza e libertà.

 

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