E’ finito così l’Abruzzo, come la sora Camilla: tutti la vogliono e nessuno se la piglia. Che lo volessero (l’Abruzzo) per la verità non è neppure scontato, ma così dicevano i narratori istituzionali della Zes, che è la zona economica speciale collegata ad un’area portuale, destinataria di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative.
Dicevano che la volevano tutti, in particolare Civitavecchia: così in coro Luciano D’Alfonso, ormai ex presidente della Regione Abruzzo e il suo fedelissimo Camillo D’Alessandro, responsabile dei Trasporti e pure dei porti fino a qualche tempo fa. Mai, mai e poi mai con Ancona, strillarono all’unisono, lui e Dalfy, loro sarebbero andati con Civitavecchia per sviluppare il collegamento col mar Tirreno, e vuoi mettere. E giù strepiti, insulti e minacce a chi osava insinuare il dubbio.
E invece niente, fregati: Civitavecchia ha tagliato l’Abruzzo, come era ampiamente prevedibile ma la novità dell’ultimora è che persino il Molise si è fatto beffe della Regione targata D’Alfonso-Lolli-D’Alessandro.
Insomma una fregatura dopo l’altra, tanto che ora l’Abruzzo si ritrova in mezzo al guado, isolato a sud dall’accordo con Brindisi e a nord da quello di Ancona non certo con l’Abruzzo.
Tutto comincia a fine agosto: non solo la Zes, anche il corridoio intermodale Tirreno-adriatico vira a sud, verso la Puglia, a Brindisi. Il presidente dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Meridionale (Brindisi) Ugo Patroni Griffi e il presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale (Civitavecchia) Francesco Maria di Majo sottoscrivono un accordo di collaborazione, della durata di due anni, finalizzato a sviluppare il corridoio intermodale Tirreno Centrale-Adriatico Meridionale, attraverso i porti di Civitavecchia/Gaeta e Bari/Brindisi, mediante la promozione dei collegamenti stradali, ferroviari e logistici tra il Tirreno Centro-Settentrionale e l’Adriatico Meridionale.
Marameo: la richiesta dei porti abruzzesi di aderire all’ Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno, guidata dal porto laziale, era arrivata nel 2016, subito dopo la presentazione dello schema di decreto legislativo “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali”, nel quale i porti di Pescara e Ortona venivano invece collocati nella AdSP del mar Adriatico Centrale insieme ad Ancona, Falconara, Pesaro e San Benedetto del Tronto. Ma l’Abruzzo niente, negò anche l’evidenza: con Ancona mai, ribadì.
E poi, persino l’accordo sottoscritto col presidente del Molise Paolo Di Laura Frattura lo scorso anno in pompa magna, con i sindaci sede di porti e interporti convocati al cospetto dei presidenti, e celebrata dal ministro De Vincenti a Pescara, è finito nel secchio della spazzatura: il Molise se ne va con Brindisi, una scelta determinata secondo Camillo D’Alessandro, che ha animato un siparietto niente male con l’economista Stefano Ciaciotta, “dal cambio di casacca politica in Molise”.
Cambiano le casacche in Molise e le idee in Abruzzo, che improvvisamente e non si sa quanto improvvidamente, a questo punto che fa? Rispolvera addirittura Ancona:
“L’Abruzzo va avanti e credo che sia possibile una naturale alleanza con Ancona dentro la logica dell’autorità portuale, e chi ci perde, in questa partita, è proprio il Molise”.
Insomma, adesso per il buon Camillo l’alleanza con Ancona non solo è diventata possibile, ma è addirittura “naturale”, come la definisce lui in un intervento sul Messaggero. Come la ragazza che avanti con gli anni, alla fine si sposa col bruttone del paese per non restare zitella.
ps: Il risultato è che l’Abruzzo rischia di perdere le opportunità economiche e finanziarie della Zes, e un bel pacco di soldi. Insomma, rischia di perdere proprio la Zes
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