Un anno fa iniziava la mia avventura alla guida di Impaginato Quotidiano. Una scommessa che l'editore di questo foglio, fresco e analitico, ha fatto per provare a raccontare in modo diverso una terra e le braccia che la animano.
Dodici mesi dopo è inutile guardarsi indietro per i soliti bilanci che, francamente, sanno di vecchio e stantìo. Per cui il primo compleanno di Impaginato vogliamo usarlo per tratteggiare il domani.
Ovvero:
sforzarci di disegnare traiettorie per guardare alla luna e non al nostro dito;
animare dibattiti e scambi proficui di opinioni (e non di insulti);
smontare le tesi che non convincono e rimontarle con dati alla mano e senza quella fastidiosa ideologia preconfezionata che è un prezzemolo permanente in questa Italia petulante;
costruire una visione nuova e innovativa, senza farsi travolgere da promesse da buontemponi o dalle solite poltrone girevoli che tanto affascinano chi “ha famiglia”;
immaginare le nuove esigenze di cittadini e imprese, non ripetere come fanno i pappagalli filastrocche consunte o tagli di nastro intrisi di vecchia retorica;
dare voce a chi non ha voce, perché la curiosità è il sale della comunicazione, di ieri come di domani.
E farlo senza avere la consapevolezza tipica dei bulli di quartiere di portarsi il sole in tasca, ma con umiltà e determinazione.
Magari rileggendo di tanto in tanto una fantastica massima di Indro Montanelli: “L'unico incoraggiamento che posso dare ai giovani, e che regolarmente gli do, è questo: Battetevi sempre per le cose in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Una sola potete vincerne: quella che s'ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, contentatevi”. (fdp)
twitter@ImpaginatoTw