Mentre in Italia si dibatte di domeniche aperte o chiuse, nel Mediterraneo gli “altri” corrono e siglano accordi e contratti per il gas, ovvero il nuovo business che sta caratterizzando strategie ed alleanze su scala mondiale: solo Cipro parte da una base di royalties da 600 milioni annui.
A Salonicco nello scorso fine settimana è giunto mezzo governo americano, per sottolineare una volta di più quanto sia determinante, per economia e geopolitica, la partita legata ai nuovi gasdotti, come Tap e Eastmed che porteranno il gas in Europa, da Azerbaijan e Israele.
Due vettori in grado di spostare gli equilibri non solo di bilanci e progetti, ma anche della grande finanza mondiale che, non a caso, si è riunita in Grecia nelle stesse ore del meeting di Cernobbio.
La capacità di Eastmed sarà di 10 miliardi di metri cubi annui, con la possibilità di raggiungere i 16. In questo senso, con l'italiana Eni molto attiva in Egitto grazie alla scoperta del nuovissimo giacimento Noor, è il triumvirato Grecia-Cipro-Israele che prende sempre più corpo, anche in riferimento al quadrante euroasiatico oltre che euromediterraneo.
L'accordo trilaterale del 2017 (per l'Italia c'era l'allora ministro Carlo Calenda) fu il primo passo che, adesso, andrebbe rafforzato anche in chiave di alleanze internazionali, per non smarrire centralità.
Molti accordi intergovernativi sono in fase avanzata tra vari soggetti che hanno compreso come, Mediterraneo e Balcani, possono procedere in parallelo sul versante idrocarburi. E'in questa prospettiva che si stanno muovendo le diplomazie interessate a comporre un quadro che risulti il meno frastagliato possibile.
Il primo quesito verte sulla possibilità che l'Egitto possa contribuire a risolvere le divergenze esistenti tra Hamas e l'Autorità palestinese. In questo senso va letta la soluzione del "porto di Cipro", in cui la sicurezza israeliana per le merci sarà specificamente attiva.
Il Cairo avrà su questo tema un ruolo, visto e considerato che ha dalla sua il macro obiettivo di potenziare ulteriormente il proprio ascendente sull'intera regione, dove un occhio particolare andrà senza dubbio riservato ai movimenti dei soggetti del golfo, Qatar in primis, che resta la cerniera di dialogo con le ambizioni neo-ottomane di Ankara.
E'chiaro che dinanzi a uno scenario del genere le incognite potrebbero giocare un ruolo non secondario. Come le tensioni Usa-Turchia, per nulla sopite da qualche giorno senza dichiarazioni improntate alla tensione, o come la tattica scelta da Mosca che ha effettuato una imponente esercitazione militare al largo della Siria a cui gli Usa hanno risposto con mossa identica, o come i silenzi di Pechino che è concentrata sulla Via della Seta, o come i dissidi che Tel Aviv ha e avrà con Teheran con cui altri players invece iniziano a dialogare.
Ecco, in questa direzione a spiccare è l'assenza dell'Italia politica dal dibattito internazionale. Certo, non è mai completamente tardi...ma inizia un po' a esserlo.
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