Partito unico con la Lega? No, grazie. Meglio il mondo del civismo. Così Carlo Masci che interviene su Forza Italia e il centrodestra (anche abruzzese), illustrando, in questa conversazione con Impaginato.it, i punti di forza per una coalizione compatta in grado di affrontare le regionali e le priorità di intervento di un’eventuale prossimo governo regionale in Abruzzo.
Vi preoccupa in chiave regionale Forza Italia scesa al 7%, secondo gli ultimi sondaggi, accanto al silenzio di Berlusconi?
Essendo abituato a stare a contatto con la gente, ritengo che i sondaggi siano quelli che vengono dalle persone che frequentano il territorio e con cui mi interfaccio. Credo che Forza Italia sia molto più in alto rispetto ai sondaggi che attualmente girano, anche perché poi in campagna elettorale si possono trattare argomenti che interessano la collettività ed è su quello che si gioca la partita. Per quanto riguarda il silenzio di Berlusconi, nel momento in cui parla ciò che dice rimane scolpito.
Ad esempio, anche ieri è uscito sui giornali dicendo che nell’area di centrodestra ci sarà sempre un partito liberale di massa e questo è certamente Forza Italia. Ragionando su tali presupposti, sono portato a pensare che sia Forza Italia, che comunque rappresenta quell’elettorato che guarda i problemi e li risolve in chiave liberale nell’ottica dell’interesse del cittadino e non dello Stato. Sicuramente quello è uno spazio politico ampio che Forza Italia può occupare tranquillamente.
Si torna a parlare di partito unico con la Lega: pro e contro.
La forza del centrodestra, negli anni, è stata proprio la differenziazione tra le varie sensibilità che hanno come unico obiettivo quello di mettere al centro dell’interesse politico il cittadino. Credo che il partito unico, che è già stato tentato con il Pdl e che non ha avuto una buona riuscita, non in termini elettorali ma in termini di coesione, non sia la strada ideale per un centrodestra rinnovato e adattato ai tempi attuali. Penso che le diverse sensibilità possano esprimersi attraverso più partiti ma anche con le liste civiche visto che io negli anni ho rappresentato l’aspetto civico del nostro territorio abruzzese partendo da Pescara.
Credo che insieme, le diverse sensibilità possano formare una grande coalizione che possa rispondere alle esigenze degli abruzzesi, rimettendo la barra dritta rispetto agli ultimi 4 anni e mezzo di avventurismo amministrativo in cui abbiamo vissuto con un centrosinistra a trazione d’alfonsiana che alla fine ha portato più guai che vantaggi.
Il centrodestra in Abruzzo ha fatto due nomi fino ad ora: Di Stefano, sostenuto dalle Civiche e il senatore Quagliariello. Che ne pensa?
Si tratta di due nomi spendibilissimi anche se credo vi siano anche altri nomi. Mi auguro che chi dovrà decidere scelga il meglio per far sì che l’Abruzzo possa tornare a correre e riprendere la strada maestra nella serietà delle istituzioni.
Come evitare di smarrire altro tempo dietro ai riti dei nomi e delle anticamere?
Il punto di partenza non sono i nomi ma il programma della coalizione, che è ciò che interessa ai cittadini. Il nome verrà di conseguenza. Ci vuole un tavolo programmatico in cui si siedano tutti coloro che ritengono che in questa Regione ci sia bisogno di una nuova classe dirigente, consapevole delle difficoltà che ci sono in Abruzzo ma nello stesso tempo capace di proporre novità e alternativa perché l’alternativa non è certo l’avventurismo infantile del 5 stelle ma è la consapevolezza della capacità amministrativa. Credo che siamo già avviati verso questa strada, ossia sederci a un tavolo per scegliere il programma migliore per i cittadini abruzzesi partendo dalla sicurezza dei territori e dallo sviluppo economico.
Quali le priorità per l'Abruzzo?Me ne dica tre.
Sicurezza, utilizzo dei fondi europei e capacità di innovare nel senso di uno sviluppo economico improntato sull’innovazione.
Cosa lascia in eredità la Giunta D'Alfonso?
Molti danni, incapacità di gestire le problematiche legate alle questioni finanziare ed economiche e di bilancio della Regione e una sanità allo sfascio dove sono ricominciati gli sprechi e non vi sono purtroppo risposte per ciò che riguarda le necessità sanitarie dei territori. La chiusura degli ospedali in zone disagiate è la conferma che questo governo non ha saputo individuare le priorità nel campo della sanità e le spese che sono tornate a lievitare mostrano l’incapacità di gestire i processi economici.
Il voto in Regione potrà essere anticamera per le comunali di Pescara?
Assolutamente sì. Il voto in Regione è così vicino agli appuntamenti elettorali non solo di Pescara ma anche di Montesilvano ma ovviamente Pescara è la città faro dell’Abruzzo, per cui sicuramente il voto regionale condizionerà in qualche modo il voto comunale a Pescara. Bisogna però dire che a Pescara c’è una realtà di centrodestra radicata che ha dimostrato una buona amministrazione e sono certo riuscirà a imporsi come credo che riuscirà a imporsi in Regione. Credo che la strada da intraprendere sia un grande accordo tra i partiti canonici della coalizione e le liste civiche.
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