Un trend generale, colpa della spending review, un problema che è figlio delle giunte precedenti, poche strutture, la crisi economica.
Insomma, ogni volta che una classifica nazionale inchioda l'Abruzzo ai propri difetti ecco la giustificazione di sempre: senza un colpevole, senza un mea culpa, senza che nessuno ci metta la faccia. E soprattutto senza un seme di speranza per non commettere gli stessi errori che hanno fruttato lo status quo attuale.
Secondo l'indagine "Indice di sportività 2018" di Clas-Pts Group e pubblicata dal Sole 24 Ore, l'Abruzzo è fanalino di coda nella classifica delle 107 province italiane quanto a sport, disclipline e tesserati.
Sulla base di una serie di indicatori come gli sport di squadra, individuali e società, che prende in considerazione anche gli aspetti sociali ed economici applicati allo sport, ecco che le province di Chieti e l'Aquila sprofondano in coda. Meglio solo Pescara al 41°posto e Teramo, al 50° posto.
La Regione ha anche un assessore all'impiantistica sportiva, Silvio Paolucci, che però deve gestire altre deleghe più pesanti come la programmazione economica, le politiche del benessere sportivo e alimentare, la legge di Stabilità Finanziaria, la programmazione Sanitaria che da sola vale l'80% del bilancio regionale appena azzoppato dalla Corte dei Conti (leggi qui il pasticcio del bilancio regionale).
Insomma, auspicare che questa terra possa aspirare a trend migliori è certamente possibile, ma a patto che dall'indignazione per i risultati di oggi si passi ai fatti di politiche e politici di qualità. E soprattutto che alle scrollagine di spalle preferiscano progettualità e competenza certificata.
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