Quanti topi fuggono dal Titanic abruzzese in odor di iceberg...


Come può essere credibile, oggi, chi sino a ieri è stato parte integrante di quella fallimentare squadra?


di Lucia Rossini
Categoria: ABRUZZO
23/08/2018 alle ore 23:15

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Quando una nave imbarca acqua, i primi ad accorgersene sono i topolini, che iniziano a cercare una via di fuga. Chi si accuccia nella valigia del nuovo potente di turno, chi si tuffa in mare aperto, chi si rifugia in una scialuppa di salvataggio, chi sale sul fumaiolo speranzoso di continuare a vivere.

In politica è pressappoco lo stesso.

Da circa un anno le crepe progettuali e di policies della Giunta regionale hanno prodotto addii e cambi di posizionamento, dubbi di tenuta e mezze dichiarazioni di chi spera di farla franca dopo aver mancato obiettivi strategici per l'Abruzzo, come dimostrano praticamente tutte le classifiche che vedono questa Regione fanalino di coda.

Roba che in un'azienda privata sarebbero stati chiamati a pagare di tasca propria i danni prodotti.

Si parla molto, si analizza, si disegnano traiettorie in interviste e dichiarazioni: ma poi, in soldoni, restano i numeri a inchiodare gli amministratori abruzzesi alle loro responsabilità.

Qui è andato in scena uno spettacolo politico talmente imbarazzante che i protagonisti anziché nascondersi per la vergogna, circolano con il microfono in mano. Come se cittadini e imprenditori fossero degli sprovveduti con l'anello al naso.

Con buona pace di chi ha abbandonato la barca di D'Alfonso tentando di rifarsi una verginità ormai persa, come l'ex assessore Gerosolimo, che sui fondi Ue tempo fa disse: "I dati sulla percentuale di fondi comunitari spesi dalla Regione non sono incoraggianti? Quando si parla di fondi europei spesi e non spesi ci si riduce a parlare di percentuale, bisogna vedere la percentuale di quelli spesi come è stata spesa: in passato sono stati letteralmente dilapidati, meglio spendere un euro in meno, ma quelle somme spenderle bene in modo che generano sviluppo".

E che sviluppo...l'Italia ha usato solo il 5% dei fondi europei. Mai così male da tre lustri.

 

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