Troika e promesse: cosa non convince del discorso di Tsipras a Itaca


Nessuno in Grecia ha stimolato politiche industriali, mentre la vicina Albania sta fiorendo


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
22/08/2018 alle ore 08:47

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La cornice è certamente promossa, per via delle indubitabili bellezze naturali della baia. Così come la prosa omerica, con vari passaggi legati al ritorno di Ulisse e alla Patria Itaca.

Ma al di là dello scenario, è il succo del discorso pronunciato dal premier ellenico a lasciare alcuni dubbi, di merito e di metodo. Eccoli.

Il primo salta al'occhio nei primissimi capoversi. Tsipras dice “Non c’erano certezze sul percorso. Tranne una, quella chiesta dal popolo greco: tirare il paese fuori dal vicolo e dai memorandum di austerità perpetua”.

Come se volesse giustificare la sua marcia indietro in occasione del referendum, quando a vincere furono i no alla troika e i no ad altri sacrifici, poi ignorati. Quella estate fu possibilmente più tragica del 2012, peggio delle doppie elezioni: perché si insinuò nei cittadini il dubbio che il giovane premier avesse orchestrato una vera e propria partita a scacchi, con fughe in avanti (come la mossa del referendum) e poi repentine marce indietro, con il cerino in mano lasciato all'ex sodale Varoufakis, poi dimissionario.

E ancora: “Abbiamo affrontato onde per arrivare a destinazione oggi. L'equipaggio è cambiato. C’è chi aveva paura delle onde, c’è chi ha scelto di domarle”.

Il problema non è la paura, ma le azioni. La Grecia non produce nulla di significativo e il governo non ha immaginato politiche che stimolino la crescita industriale in questo senso. A ciò si aggiunga che la domanda interna è drammaticamente crollata, con conseguente deprezzamento di ciò che è esposto nelle vetrine, con professioni che boccheggiano (avvocati, architetti, ingegneri, medici, assicuratori), mentre la vicina Albania sta fiorendo.

E'come se ad un villaggio venisse tolto un corso d'acqua: cosa resta se non la desertificazione?

Certamente non va dimenticata la cornice in cui è scoppiata la crisi del 2012: la Grecia aveva speso ciò che non aveva, era fondata su un elevatissimo numero di dipendenti pubblici, con grandi sacche di conservatorismo, senza ticket elettronici per treni e navi quindi senza un controllo sulle biglietterie che potevano rubare gli incassi, con un sistema fiscale inesistente dove ancora nel 2015 lo Stato non incassava tasse per un miliardo di euro al mese, con una spesa altissima per armamenti (per lo più tedeschi e olandesi), con scandali irrisolti come la Lista Lagarde, lo scandalo Siemens e negli ultimi mesi lo scandalo Novartis.

Nessuno ha risposto per tangenti, bilanci truccati, truffe all'erario, se non l'ex ministro della difesa Akis Tsogatsopulos, braccio destro di Papandreou senior, condannato a 20 anni ma già fuori dopo meno di un lustro per problemi cardiaci: non ha detto una parola ai magistrati su armi e appalti mentre tre suoi sodali sono misteriosamente morti, tra cui un mercante d'armi a Giakarta e un ex ministro trovato impiccato a Volos.

Ma, come osservato dall'ex Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, la Grecia poteva essere salvata con 30 miliardi di euro e invece la troika gliene ha prestati 300 a tassi di interesse significativi, chiudendo alcune banche, facendo le privatizzazioni a prezzi stracciati (14 aeroporti regionali alla tedesca Fraport per appena 2 miliardi).

Mentre nelle notte è ricominciata la guerriglia degli anarchici, con una bomba scoppiata al Pireo, la Borsa di Atene è affondata ai livelli del novembre 2017 e ha perso poco più di 700 punti.

In particolare, l'indice generale ha chiuso con una perdita dell'1,04% a 705,20 punti. In un momento in cui il governo greco celebra la fine del memorandum, il mercato azionario torna indietro a 10 fa e l'emissione di nuovi titoli è in ritardo.

Se "giorno storico" doveva essere, tutto lascia pensare che sia stato un titolo per così dire forzato, magari in attesa di un'altra notizia come ad esempio le elezioni anticipate, gettando altra benzina sul fuoco. Tsipras parlerà a Strasburgo i primi di settembre e il giorno dopo all'inaugurazione della Fiera di Salonicco, tradizionale appuntamento in cui si delineano le strategie economico-politiche dell'esecutivo.

E in molti si spingono a pensare che non sarà un discorso di circostanza.

 

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