Come un orso chiuso in una gabbia di mezzo metro quadrato, il Presidente turco Erdogan sgomita all'impazzata per tentare una reazione che si fa ovviamente scomposta, dopo l'ulteriore crollo della lira.Due le ultime azioni che hanno dell'incredibile.
La prima va nel solco delle costanti provocazioni turche contro la Grecia: accade a poche centinaia di metri dalle coste greche, con i pescatori turchi che arrivano con le navi della Guardia costiera turca per “spostare” i pescatori greci dal loro legittimo fazzoletto di acque.
Lì la provocazione turca si eleva al cubo, dal momento che le navi della guardia costiera turca non hanno esitato a muoversi all'interno delle acque territoriali greche nella zona di responsabilità Guardia costiera ellenica a Leros, Arki e Agathonisi. La notizia si è diffusa solo grazie alle reiterate proteste dei pescatori greci al Ministero della Marina Mercantile.
La mossa marittima “segue” i continui sconfinamenti degli F16 turchi nello spazio aereo greco, che nel mese di maggio causarono anche la morte di un pilota greco, caduto mentra rientrava alla base a bordo del suo Mirage dopo un volo di pattugliamento nell'Egeo proprio a seguito di tale condotta.
La seconda naviga tra il fantasioso e il ridicolo, se non fosse che investe una base militare con interessi strategici. Un gruppo di avvocati turchi filogovernativi ha denunciato gli ufficiali della US Air Force presenti nella base aerea di İncirlik, da cui il Pentagono sta avviando il disimpegno trasferendo mezzi e uomini nelle nuove e vecchie basi in territorio greco. E'la risposta scomposta all'annuncio di Trump che raddoppia dazi su alluminio e acciaio ad Ankara.
Secondo le accuse turche, i militari Usa sarebbero collegati al movimento che ha tentato il colpo di stato contro il governo turco nel luglio 2016.
Gli avvocati stanno cercando di bloccare tutti i voli che lasciano la base aerea di Incirlik che è un importante snodo per le operazioni di combattimento contro lo Stato islamico.
Al di là di cosa Mosca e Washington decideranno per le sorti di Erdogan, spicca l'assenza di una minima logica nella sua politica e nelle sue reazioni. Il crollo della lira turca è il fisiologico frutto di scelte della banca centrale fatte secondo i diktat di Erdogan e non segendo logiche di carattere finanziairio.
Se si aggiunge che il ministro dell'economia è suo genero allora si comprendono meglio i contorni di questo regime, basato sul quel neo ottomanesimo che, dopo i proclami spocchiosi contro Cipro, Grecia, Armenia e finanche imbarcazioni straniere legittimanente in cerca di gas, si ritrova con una bomba ad orologeria in mano.
Pronta ad esplodere come in Libia.
twitter@ImpaginatoTw