Libia e migranti: i due punti (più o meno fissi) messi alla Casa Bianca


Vertice Trump-Conte: quanto sarebbe utile uno sguardo tecnico e meno ideologico sulle priorità euromediterranee...


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
31/07/2018 alle ore 14:45

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C'è una frase, anzi due, scaturite dal vertice Conte-Trump alla Casa Bianca, che offrono l'occasione per riflettere sugli scenari che stanno investendo il versante mediterraneo. "Sui migranti l'Ue segua la linea dell'Italia" e "Cabina di regia comune per il caso Libia".

Si tratta di due punti su cui è utile avviare un ragionamento, franco, e soprattutto scevro da contaminazioni ideologiche, come quelle che hanno decretato Marcello Foa non adatto a presiedere la Rai (forse perché non fa il bagno a Capalbio?).

In questi giorni la Spagna ha lanciato il grido di allarme a Bruxelles: “Sui migranti lasciati soli, siamo al collasso” ha detto Madrid verso le orecchie dell'Ue. Ma come, è bastato un mese di barriere italiane messe lì in Libia e contro le ong non sempre trasparenti per far infuriare la cattolica Spagna? Che significa, che anche gli iberici non vogliono più accogliere perché sono diventati razzisti?

Semplicemente si sono resi conto del peso specifico di quel trattato che impone al paese di prima accoglienza l'intero peso del dossier migrazioni, in spregio dei diritti di chi parte e delle prerogative di chi accoglie. Ieri Lampedusa, oggi Ceuta.

Nessuno è razzista, se non qualche folle che spara negli Usa e anche in Europa, anche quelli contro bambini e turisti innocenti come fatto dai jihadisti a Parigi, Bruxelles e Berlino. Esiste un problema che nessun governo democratico sino ad oggi ha risolto, perché impegnato a ingraziarsi questo e pure quello. E il supino voto al politicamente corretto costa oggi migliaia di vittime, disagi nei luoghi di approdo con gli iberici che si “accorgono” che nel Mediterraneo abbiamo un problema, forse più grosso di quello di Houston.

Migranti (e petrolio) vuol dire Libia. Il doppio schiaffo di Macron all'Italia, con il caso dei cantieri navali e il vertice di Parigi che è stato fatto bypassando dolosamente Roma, è rimasto muto e senza risposta. Come senza risposta è rimasta la minaccia di Erdogan di aprire il fuoco contro la nave Saipem dell'Eni che alcuni mesi fa andò legittimamente nel Mediterraneo orientale a caccia di gas, dopo essersi assicurata i contratti di licenze con Cipro.

Nessuno qui intende utile una politica estera di matrice guerrafondaia, chiariamo, ma nemmeno con la coda tra le gambe come è stata sino ad oggi, con mezza Europa a riderci dietro.

La Libia è una prerogativa dell'Italia e deve avere Roma come testa di ponte per l'intero sistema da riattivare in loco. Gli errori del passato, pre Gheddafi e post Gheddafi, non vanno ripetuti (perché le nostre aziende ci perdono).

Al pari di quelli che la Farnesina ha deciso di commettere in serie quando è stata guidata da chi non ha creduto nemmeno per un minuto che la diplomazia può essere la chiave per un nuovo rinascimento italico.

 

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