Perché in Abruzzo non si investe sui porti: fatti, responsabilità e prospettive secondo Mauro Febbo. Il consigliere regionale di Fi ragiona con Impaginato.it sulle criticità del sistema, sulle mancate occasioni di progettualità, sulla miopia politica che ha caratterizzato la governance regionale. Mentre a Ortona è davvero allarme.
Perché il sistema portuale abruzzese stenta a decollare?
Per anni non c’è stata una chiara definizione di quale doveva essere il sistema portuale abruzzese, o meglio di chi doveva avere la leadership nei vari campi. Oggi, però, a Ortona viene riconosciuto il ruolo di porto industriale, a Pescara quello turistico commerciale e poi c’è l’altro importante sistema portuale, che vede in prima linea Vasto.
Il problema è che i nostri porti sono stati realizzati commettendo una serie di errori strutturali e di progettualità che hanno portato ad avere sempre problemi con i fondali. Non è stato mai previsto un dragaggio costante per liberarli dal materiale che negli anni si accumula.
Troppa burocrazia o miopia politica?
Credo che in Abruzzo, nell’ultimo periodo, vi sia stata miopia politica. Nella scorsa legislatura, nell’immaginare la riforma dell’Autorità dei porti, avevamo individuato la nostra collocazione con il porto di Taranto. Questo perché Taranto, oltre a essere un porto che riceve finanziamenti europei in maniera consistente, è un porto che non ci fa concorrenza. Invece con Ancona c’è rivalità, soprattutto con Pescara.
Stare sotto l’autorità di Ancona ci penalizza. Attualmente, costituendo le Zes, zone economicamente speciali, si possono ottenere una serie di vantaggi enormi. Si tratta di centinaia di milioni messi a disposizione tramite credito di imposta per le aziende che vogliono investire. L’Abruzzo, per costituire la Zes, deve unirsi obbligatoriamente col Molise, il che significa che il porto limitrofo a entrambe le zone deve essere Vasto.
Ora, il porto di Vasto necessita di interventi importanti. Nel masterplan non è stato indicato nulla che favorisca questa crescita, mentre sono stati messi 50 milioni di euro sul porto di Ortona. Secondo noi questi soldi andavano utilizzati per il porto di Vasto, perché Ortona è un porto nazionale e insieme a Pescara rientra sotto la competenza delle autorità portuali di Ancona che dovevano investire. Questa è la miopia politica di cui parlo.
Quale lo stato delle cose a Ortona?
Lo stato delle cose è allarmante, il dragaggio è fermo, si rischia di perdere il finanziamento che il sottoscritto era riuscito a portare in sinergia con il Comune e il Governo nazionale. Rischiamo di non fare il dragaggio e invece ci sono i famosi 50 milioni sul masterplan. Tante altre tante iniziative sul masterplan non si sa ancora quando verranno realizzate.
Qualcuno in Regione sta sottovalutando il possibile asse con il costone balcanico?
Credo che su tutta la politica comunitaria della Regione Abruzzo, l’Europa sia allarmata del ritardo con cui stiamo portando avanti le iniziative comunitarie. La famosa ristrutturazione voluta e fatta da D’Alfonso ha disintegrato l’apparato amministrativo e oggi non abbiamo funzionari che abbiano stimoli e voglia di portare avanti questi progetti che sono di una difficoltà enorme, si sa. Prima, però, ci si lavorava e si otteneva anche qualche risultato mentre adesso il nulla.
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