Il centrodestra sia coeso, per le regionali d'Abruzzo, così come nelle altre regioni. Le parole di Silvio Berlusconi al meeting abruzzese di Forza Italia seguono lo schema classico, tanto caro al Cav e agli enti locali (soprattutto del nord) dove Lega e Fi governano assieme da anni.
Non solo Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli, ma più in generale un cliché che in passato ha prodotto governo nazionale e regionale, anche al sud (vedi Sicilia, Puglia e Calabria).
Ma c'è un ma, rispetto al recente passato. Il nuovo schema giallo-verde di Palazzo Chigi quanta influenza avrà nelle urne regionali? Ci può essere la possibilità che le inclinazioni sovraniste e anti sistema vengano declinate in altra maniera rispetto alla consuetudine?
E ancora, quale ruolo giocherà il civismo dei territori, in province bistrattate nella composizione delle liste, ignorate quanto a emergenze (sisma, incendi), illuse per mille tagli di nastro e promesse da buontemponi?
Ecco, a queste domande, chi risponderà prima e meglio potrà ipotecare un buon risultato con un passaggio imprescindibile: se chi avrà la golden share della coalizione saprà inserirsi nella cruna dell'ago che si sta manifestando nei suddetti territori, allora avrà buone possibilità di giocare la carta del punto più alto, come prassi.
Ma se ancora una volta la Marsica come la Val Pelina, la riviera come l'entroterra, il Gran Sasso come la ferita di Bussi resteranno ancora ai margini della politica, allora la strada degli elettori abruzzesi avrà molte possibilità di dirigersi verso nuovi mare e nuove terre.
Con tutto ciò che questo viaggio comporterà.
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