Berlusconi non sa a chi sbolognare Fi. Ma Antonio Tajani non l'ha capito


Siccome è un uomo fortunato, nel frattempo, ha trovato un liquidatore a sua insaputa



E, no. Antonio Tajani non l'ha capito. Certo, Silvio Berlusconi, naufragato il sogno Renzi, non ha ancora trovato a chi sbolognare Forza Italia. Ma siccome è un uomo fortunato, nel frattempo, ha trovato un liquidatore a sua insaputa. 

Uno che quel buontempone di Vittorio Feltri ha definito "il becchino". Ha trovato nel rubicondo Tajani, presidente dell'euro parlamento, la persona adatta a dare seguito alla mesta sepoltura di ciò che rimane della creatura politica inventata nel 1993 da lui e da Marcello Dell'Utri.

Tajani perciò. Che per Berlusconi si trasformerebbe in quel che fu Falcone Lucifero per Umberto di Savoia: il fedele servitore costretto a certificare la fine della monarchia seppur in forza di una truffa elettorale che produsse l'avvento della Repubblica.

Con la differenza che allora ci fu da accompagnare il filiforme Re di maggio all'aeroporto, evitando altre contrapposizioni e tensioni, mentre oggi c'è da sotterrare un contenitore politico, Forza Italia, che sta già per essere totalmente svuotato dall'idrovora leghista.

Una stagione è finita e Berlusconi, che fesso non è, s'è stufato di insistere nel praticarle il massaggio artificiale a suon di milioni.

L'ha fatto col Milan, figurarsi con Fi. Anche perché si rende ben conto che con quegli apprendisti stregoni (politici) rimastigli intorno, incapaci di produrre un'idea che sia una, non si va più da nessuna parte. Ecco quindi la carta Tajani. Che fu monarchico fervente in gioventù e quindi capace di fedeltà assoluta al suo sire.

Di fedeltà certo, ma non di visione o di lungimiranza, se è vero come è vero, che ogni iniziativa di questo volenteroso ciociaro per ridare vigore a Fi, cominciando dalle pedine da mettere in campo, è stata sempre bastonata nelle urne e ogni sua proposta s'e' rivelata datata e velleitaria.

E però, incurante dei fiaschi recentissimi (leggi Lazio) e fresco dell'investitura di Arcore, il presidente del parlamento Ue se ne esce con l'ideona della candidatura del Cavaliere alle prossime elezioni europee: la ridiscesa in campo di Berlusconi, che si candida in tutti i collegi e riporta il centrodestra alla vittoria.

Il Cavaliere abbozza un mezzo sorriso e tace. Sa bene che fedeltà e intelligenza non necessariamente sono un binomio inscindibile. Firma una nota (scritta da chi?) contro il decreto dignità di Di Maio e continua a guardarsi intorno.

Perché con quel Matteo Salvini che vola nei sondaggi oltre il trenta per cento e Fi abbondantemente già sotto il dieci, è più facile pronosticare una figuraccia planetaria piuttosto che un futuro successo. Ovvero la peggiore delle prospettive possibili per Berlusconi. Meglio, molto meglio, la già programmata sepoltura. E pazienza se il fedele Tajani non l'ha capito.

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