Stanno impazzendo. E' a verità. Anche perché sanno di non avere più tanto tempo. E quindi devono trovare qualcosa, devono inventarsi qualcosa. Per stopparli. Per bloccare sul nascere quest'iperattivismo del neo governo gialloverde.
Governo che in meno di un mese, al di là dei sondaggi, eccome se si è fatto sentire.
Così va bene tutto, si appigliano tutto: va bene la sentenza che prosciuga i fondi alla Lega Nord nonostante non ci sia più il vecchio Bossi al timone e non sia più Nord la Lega di Salvini; e va benissimo anche l'appello retrò e retrodatato della progressiva e democratica rivista 'RollingStone' che prova a darsi visibilità raccattando i soliti inguaribili firmaioli italici, da oltre 40 anni sempre propensi a sottoscrivere appelli (come fu contro il commissario Calabresi, ricordate?) e sempre pronti al postumo pentimento.
Stanno impazzendo, è la verità. Perchè non sanno più a che santo votarsi e neppure che pesci pigliare se questo stesso governo pentaleghista riesce da un lato a soddisfare l'aspettativa di ordine e rispetto della legge per tutti, migranti o trafficanti o Ong o mafiosi che siano, e dall'altro a cominciare a rendere meno precario il lavoro col plauso obbligato del sindacato. Stanno impazzendo.
E quindi incartano e distribuiscono a più mani le frottole seminate da quel grande economista che il mondo ci invidia di Tito Boeri che, pur di dare una mano a chi lo ha piazzato al vertice dell'INPS (Renzi), dall'attico di rappresentanza di piazza Colonna ristrutturato coi soldi del contribuente, ci racconta la favola che dovremmo la nostra pensione a 60 mila immigrati regolari e non invece ai soldi che abbiamo versato per una vita di lavoro. Si, stanno impazzendo.
E perciò va benissimo pure la Fondazione Soros, quella del magnate sanguisuga che vive speculando in ogni borsa e destabilizzando le monete, che lancia l'allarme su quest'orco malefico di Matteo Salvini perchè sa perfettamente che se il cosiddetto fronte sovranista si compatta e si consolida in tutta Europa finisce pure la pacchia delle bolle finanziarie e delle speculazioni sulla pelle del lavoro.
Ma stanno impazzendo anzitutto perché il voto europeo si avvicina. E Macron e Merkel e Junker e tutti i padroni di oggi temono davvero essere sfrattati. Sentono il fiato della rivolta elettorale sul collo. Perché stavolta, il prossimo 29 maggio 2019, può accadere per davvero ciò che non è mai accaduto: che il potere condiviso e pluriennale tra Partito popolare europeo e Partito socialista europeo evapori, affoghi sommerso dall'onda dei popoli del continente che si riprendono il loro destino.
E può succedere proprio in forza del vento che spira dall'Italia, quella che era sino a poco fa solo italietta e che adesso fa sentire eccome la sua voce; che è divenuta improvvisamente il nucleo principale di una rivolta che rischia di mandare in pensione pletore di euroburocrati.
Ecco, non ci stanno e si dimenano cercando una via d'uscita purché sia. Stanno impazzendo.
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