Poveri. Chissà perché questa parola non viene mai pronunciata, chissà perché chi amministra le Regioni, o la Regione Abruzzo in questo caso, di povertà non vuole sentire parlare, anzi siamo tutti più belli più forti più ricchi e i ristoranti sono pure pieni? Eppure questo dicono i dati, eppure è questo ciò che dice l’Istat.
E l’Abruzzo è tra le regioni che sta messa peggio: oltre quindici famiglie abruzzesi su cento, cioè il 15,6% del totale, nel 2017, sono in una condizione di povertà relativa. La situazione è peggiorata drasticamente rispetto al 2016, anno in cui il dato si fermava al 9,9%.
Pur essendo la regione in cui si registra il dato migliore del Mezzogiorno, l’Abruzzo è tra le sette regioni con indice di povertà maggiore e con un aumento di oltre cinque punti percentuali, tra i più alti in Italia, commenta la Cgil Abruzzo che chiede alla Regione di intervenire immediatamente attivando il tavolo dell’”Alleanza contro la povertà” come previsto dagli accordi nazionali, perché “ad oggi nulla di ciò è stato fatto”.
Nulla è stato fatto ed è facile prevedere che nulla si farà, proprio perchè è difficile far digerire alla classe politica che amministra la parola “povertà”, soprattutto se l’indice è peggiorato proprio negli ultimi due anni.
“In base agli accordi – afferma ancora la Cgil Abruzzo – ogni Regione deve adottare un Piano regionale per la lotta alla povertà, o un altro atto di programmazione, volto a rafforzare il sistema di interventi e dei servizi territoriali necessari per l’attuazione della misura, utilizzando le risorse disposte dal decreto, eventualmente integrate con risorse proprie. La Regione Abruzzo, quindi, deve procedere al più presto a predisporre il Piano regionale, al fine di ricevere le risorse stanziate. Le somme che per il 2018 sono state assegnate all’Abruzzo per il finanziamento dei servizi per l’accesso al Reddito di Inclusione ammontano a 6.147.200 euro”.
E l’Istat due giorni fa aveva diffuso il dato nazionale, un dato già di per sé molto allarmante: le persone che vivono in povertà assoluta in Italia superano i 5 milioni nel 2017. E’ il valore più alto registrato dall’inizio delle serie storiche, nel 2005. Le famiglie in povertà assoluta sono stimate in 1 milione e 778mila e vi vivono 5 milioni e 58 mila individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Situazione drammatica al Sud, dove 1 abitante su 10 vive in indigenza, e tra i minori: sono 1,2 milioni i bambini e ragazzi in povertà.
Aumenta anche la povertà relativa, cioè le famiglie che hanno una soglia di spesa al di sotto di 1.085 euro e 22 centesimi al mese per due persone, una condizione che riguarda un italiano su 6.
Secondo i dati, l’aumento della povertà assoluta colpisce soprattutto il Mezzogiorno, dove vive in questa condizione oltre uno su dieci. L’incidenza stimata dall’Istat, nel Sud Italia, sale da 8,5% nel 2016 a 10,3% nel 2017, per le famiglie, e da 9,8% a 11,4% per gli individui. Il peggioramento riguarda soprattutto chi vive nelle città principali, i comuni centro di area metropolitana, (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni di minori dimensioni, fino a 50 mila abitanti (da 7,8% a 9,8%).
E i bambini, è questo il dato più dolente. Sono 1 milione e 208mila i minori italiani in povertà assoluta: l’Istat stima un’incidenza al 12,1% (era 12,5% nel 2016). Il rischio di povertà cresce all’aumentare dei figli minori presenti in famiglia: l’incidenza si attesta al 10,5% tra le famiglie con almeno un figlio e raggiunge il 20,9% tra quelle con tre o più figli.
“L’incidenza di povertà relativa – osserva l’Istat – si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37%), queste ultime in peggioramento rispetto al 31% del 2016». Si confermano poi, dice l’istituto di statistica, «le difficoltà per le famiglie di soli stranieri», dove l’incidenza della povertà relativa raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).
ps: e l’Abruzzo, come in ogni statistica negativa che si rispetti, fa la parte del leone: è tra le regioni in cui la situazione è peggiorata drasticamente, con la povertà che è cresciuta di cinque punti rispetto al 2016. Grazie, Regione Abruzzo.
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