Una nomina storica: così l’aveva definita il presidente Luciano D’Alfonso ad agosto 2016 (vedi il video sotto). Adesso Gianluca Marcantonio, l’architetto da lui voluto al Consiglio superiore dei lavori pubblici, non potrà esercitare la professione per 180 giorni almeno.
E’ di sei mesi l’interdizione temporanea disposta dal gip Gianluca Sarandrea nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto da 3,5 milioni di euro per il parco Lavino, uno dei progetti del Masterplan. Accolta così la richiesta del pm Anna Rita Mantini, mentre è stata respinta “per carenza del pericolo di reiterazione”, la richiesta di interdizione temporanea dei pubblici uffici per Paolo D’Incecco, ex dirigente dei Lavori pubblici della Provincia di Pescara, anche lui indagato nella stessa inchiesta.
Il quadro tracciato dal gip per Marcantonio, non lascia dubbi:
Coinvolto in numerose attività per la pubblica amministrazione, si ritiene dimostrata la familiarità con tali metodi illeciti: è lo stesso indagato a sollecitare incontri con organismi politici per concordare le linee strategiche da intraprendere al fine di ottenere l’affidamento di incarichi professionali, evitando ove possibile il procedimento di evidenza pubblica che lo esporrebbe ad evidenti rischi o comunque, in tal caso ad individuare i caratteri da conferire all’eventuale bando di gara al fine di avere una posizione di assoluto prestigio nei riguardi di eventuali concorrenti”.
E pensare che proprio questa parola, “familiarità”, con l’Abruzzo in questo caso, era stata usata da D’Alfonso il giorno della presentazione alla stampa di Marcantonio immaginando i buoni uffici che avrebbe potuto svolgere per la regione al Consiglio superiore per i lavori pubblici.
Il gip invece aggiunge che
“nella documentazione a lui sequestrata, Marcantonio risulta interessato anche a numerosi altri progetti, anch’essi inseriti nel Masterplan, oltre che della ristrutturazione di edifici per case di riposo, e dunque ricorre l’evidente rischio che in futuro possa reiterare tale illecita modalita’ operativa”.
Insieme a Marcantonio e D’Incecco, nell’inchiesta sul parco Lavino sono indagati lo stesso D’Alfonso, Tino Di Pietrantonio, il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, l’architetto Enrico Di Paolo, l’ex assessore provinciale, Fabio Ferrante, collaboratore di D’Alfonso nell’ufficio di presidenza della Regione e consigliere comunale a Lettomanoppello, e due collaboratori di Marcantonio: il geologo Giovanni Ciccone e l’architetto Mauro Zaccagnini.
Secondo la procura, sarebbe stato turbato
“il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto dell’iter selettivo volto alla scelta dei liberi professionisti da incaricare nell’ambito della procedura relativa alla fase progettuale preliminare ed esecutiva del Parco didattico del fiume Lavino, attraverso mezzi fraudolenti”.
ps: sì, proprio una nomina storica.
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