Salvare la Grecia con più del pil portoghese: l'affarone deciso dalla troika


Ci aiuta l'epitaffio sulla tomba del grande intellettuale Nikos Kazantzakis: "Non mi aspetto nulla. Non temo nulla. Sono libero"


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
22/06/2018 alle ore 16:37

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Per salvare la Grecia (o ri-crocifiggerla?) ci sono voluti più denari del pil portoghese. Una vagonata di miliardi di euro che sono serviti non per stimolare la ripresa o per aumentare stipendi e pensioni, ma per prendere dei prestiti a cui sono stati applicati tassi di interesse da brivido, con un paese che oggi si ritrova promosso dall'Ue ma dopo aver venduto i propri gioielli di famiglia, come porti, ferrovie, autostrade, aeroporti, giacimenti di gas e petrolio e Tfr che i greci vedono dopo anni e decurtato di due terzi.

Oggi tutti festeggiano, ma nessuno che porga un microfono a studenti, commercianti, imprese, pensionati o gente comune. La risposta forse sarebbe non allineata.

La stretta di mano ideale tra il premier Tsipras e il commissario Ue Moscovici (che tempo fa scelse proprio Creta per il suo matrimonio) somiglia a quella che lo stesso Tsipras ha offerto al premier di Skopje Zaev, quando hanno concordato per la Fyrom il nome Macedonia del Nord.

Uno schiaffo alla storia e alla Grecia, ma senza clamori.

C'è chi pubblicizza la bontà dell'accordo solo perché, a questo punto della storia, non c'era modo di tornare indietro. Mentre, invece, come osservato sin dall'inizio dal Fondo Monetario Internazionale, i conti sulla crisi sono stati sbagliati al pari di certi interpreti che hanno lucrato sulla pelle della povera gente e di imprese alla canna del gas.

Per comprendere a fondo gli anfratti più nascosti del caso Grecia serve ricorrere alla letteratura e a chi non ha vinto il Nobel solo per motivi di stampo vetero ideologico. “La seconda crocifissione di Cristo”, scritto da Nikos Kazantzakis, autore del più celebre "Zorba il Greco", valse al grandissimo intellettuale ellenico nativo di Creta la scomunica solo perché criticava le istituzioni ecclesiastiche e forniva una nuova visione del cristianesimo che non dovrebbe fare appello ai poteri della Chiesa.

Proprio l'autore di Zorba il Greco ha sulla sua tomba questo epitaffio: “Non mi aspetto nulla. Non temo nulla. Sono libero”.

Parole che valgono più di mille strette di mano o accordi internazionali.

 

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