Il mediatore dell'anima e Jacqueline Morineau


L'incontro con l'altro non può che nascere da un autentico incontro con se stessi, oltre ed attraverso la propria storia personale


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
19/06/2018 alle ore 18:20

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L’incontro con l’altro non può che nascere da un autentico incontro con se stessi, oltre ed attraverso la propria storia personale: le proprie gabbie, i propri pregiudizi, i propri limiti, le proprie paure e ed angosce più profonde.

Il mediatore ha l’ingrato ma meraviglioso compito di farsi ponte, di diventare una molla tanto più flessibile quanto più le persone sembrano distanti.

Il tema della distanza, dell’incontro, dell’armonia degli opposti vivono di musica propria ma ben cadenzata nella stanza del mediatore, nelle sue parole ma ancor prima nel suo vissuto.

Sì… perché non è possibile aiutare gli altri ad incontrarsi davvero oltre e nelle rispettive differenze, se prima il mediatore non ha incontrato in profondità ogni suo aspetto più buio, portandolo alla luce e sostenendone il bagliore!!!

L’incontro autentico, consapevole e spesso doloroso con sé, l’accettazione e la congruenza rispetto al sentito, sono aspetti del nostro lavoro dai quali non possiamo prescindere e che ci aprono la porta dell’anima dell’altro, spazio di incontro unico ed irripetibile. Per usare una metafora sportiva : se non abbiamo mai osato tirare quel famoso canestro da fuori aria, non abbiamo mai provato né la paura di non metterlo a segno, né tanto meno la gioia di averlo realizzato.

Ecco…noi mediatori dobbiamo osare…per riuscire ad aiutare le persone a giocare con coraggio, dignità e consapevolezza le loro partite!

Nella mia esperienza di mediatore quello che mi continua a lasciare “per un attimo” senza fiato è sempre l’aspetto dell’incontro con l’altro, sempre diverso, sempre rinnovato sempre incredibilmente intenso!

Quando il mediatore diventa specchio per i mediandi, si crea un contatto profondo, puro ed autentico, l’unico capace di poter aprire la strada del passaggio, del cambiamento e della rinnovazione della relazione tra le persone.

Sento spesso dire che la mediazione a volte non è possibile o che si può fare solo tra persone “ragionevoli”; invece è proprio l’opposto, la mediazione vera, quella che funziona, agisce al livello dell’anima e non della ragione, in questo secondo caso parliamo di negoziazione.

Nulla, infatti, è impossibile allo spazio del cuore, e tutti chiedono di essere ascoltati, accettati incondizionatamente e riconosciuti come persone, con i loro limiti, nei loro errori, ma oltre gli stessi (Nella mediazione penale, colui che commette un reato non viene identificato con il suo reato ma come una persona che ha commesso un errore al quale deve riparare in un ottica di responsabilizzazione personale e sociale.)

Il mediatore dell’anima, insomma, è un mediatore speciale…e, come dice Jacqueline Morineau lo potrebbe essere ciascuno di noi!

 

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