E adesso come si fa a trovare un candidato governatore che ci metta la faccia? Adesso che il Pd affoga, che rischia di franare ulteriormente rispetto al risultato disastroso del 4 marzo scorso.
Adesso che è chiaro che Giovanni Legnini, il vice presidente del Csm in scadenza a settembre, non ci metterà la sua, e chi glielo fa fare. Adesso che il centrosinistra, con l’attaccamento alla poltrona dimostrato da Luciano D’Alfonso in questi ultimi mesi, sta precipitando nei consensi sempre più giù. Adesso che occorre qualcuno spendibile, affidabile, che fornisca al Pd qualche garanzia per risalire la china.
Non è mai stato così difficile, perché i sondaggi al momento danno il centrosinistra al terzo posto, dopo Cinquestelle e centrodestra che si contendono primo e secondo posto, e con la legge attuale il candidato governatore che dovesse piazzarsi al terzo posto non verrebbe manco eletto in Consiglio regionale. Insomma, ci vorrebbe qualcuno che si immoli.
E siccome qualcuno con queste caratteristiche non esiste, allora ecco che il Pd cerca una terza via, in modo da poter garantire al candidato di turno almeno uno strapuntino in Consiglio.
Sì, il Pd sta pensando di modificare la legge elettorale, non solo per inserire finalmente la preferenza di genere ma anche per infilarci una modifica che preveda l’elezione anche per il candidato governatore che si attesti al terzo posto.
A questo punto, la gara si può aprire e potrebbero ambire alla candidatura sia l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, che tra i fedelissimi è l’unico che è rimasto a becco asciutto, sia un esterno come l’ormai ex rettore dell’ateneo teramano Luciano D’Amico che da qualche giorno si rivede al fianco del presidente-senatore Luciano D’Alfonso. E ieri ha presenziato, seduto tra i fedelissimi precettati, alla presentazione del libro di Alessandro Barbano in cui D’Alfonso ha fatto gli onori di casa (per la verità ha fatto tutto lui).
In realtà, il Pd cerca di allontanare più che può il giorno in cui dovrà rendere conto, soprattutto agli aquilani, cosa intende fare della Regione dopo la catastrofe elettorale di marzo: e così la direzione del partito viene rinviata di settimana in settimana, ora con la scusa degli impegni del presidente del partito Camillo D’Alessandro (ormai al lavoro 24 ore su 24 su Facebook a intignare su Conte, Salvini e Di Maio con la scusa che tanto alla Camera ora c’è poco da fare), ora per la fiducia al governo. La prossima data utile è lunedì prossimo, sempre che non ci si inventi un altro motivo per ritardare la resa dei conti.
Gli aquilani, ma non solo loro, non vogliono lasciare nelle mani del segretario Marco Rapino la scelta delle candidature per le Regionali, significherebbe lasciare le bocce in mano a Dalfy. E quindi faranno di tutto per far saltare il tavolo. Anche se la voce più insistente che viene dagli ambienti romani è che il Pd, qui come in altre regioni in cui le votazioni sono andate male, sarà commissariato.
ps: E forse questo sarebbe il male minore.
twitter@ImpaginatoTw