Il fatto è che hanno vinto Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E che hanno perso tutti gli altri. Inutile mentire. Certo, sarà una verità difficile da leggere o da ascoltare. Soprattutto con giornali, esperti, commentatori e quant'altro impegnati a leccarsi le ferite ed inaciditi dall'affermarsi di una realtà mai davvero considerata.
E tuttavia è questa la prima cosa da tenere a mente se si vuol davvero comprendere quel che è accaduto in Italia. E anche quello che probabilmente sta per accadere nel resto d'Europa. Salvini e Di Maio, irrisi, sbeffeggiati, ridicolizzati, spernacchiati alla fine della fiera hanno addirittura vinto due volte: perché sono riusciti a farlo partire il loro governo dopo aver sbaragliato tutti quegli altri e dopo aver resistito al canto prima minaccioso e poi suadente della Sirena del Colle.
Il governo presieduto dallo sconosciuto Giuseppe Conte, che ha i due leader di Lega e M5S come vice, Giancarlo Giorgetti nel ruolo chiave di sottosegretario alla presidenza e il prof. Paolo Savona ai rapporti con l'Unione europea, è il primo grande risultato di un accadimento epocale che, come al solito, nessuno aveva previsto. Il frutto di quella maggioranza assoluta assegnata dagli italiani a due partiti anti-sistema; fatto mai accaduto dalla proclamazione della Repubblica.
Se non si capisce questo o si è stolti o si ciurla nel manico. Un risultato elettorale che ha reso afoni i ciarlatani e ha imbambolato gli altri. E che in un sol colpo ha segato la speranza di resurrezione di Renzi e il progetto di rivalsa di Berlusconi.
Ma il voto italiano non è stato solo un segnale interno. No, quel voto è stato anche un potentissimo segnale esterno. Un avviso di sfratto per quella stratificata burocrazia europea, per quei poteri economici e finanziari insensibili ad ogni richiesta di rinnovamento e per il ceto politico che li ha da sempre supportati e li ha da sempre rappresentati.
Non bisogna certo essere dei veggenti per capire che tra un anno, col voto per il Parlamento europeo, il potere assoluto delle "due grandi famiglie" Ppe e Pse che si sono sempre spartite tutto a Bruxelles è fortemente a rischio.
Ecco perché le trame sull'Italia si sono moltiplicate, sino a sconfinare nelle becere e scomposte minacce dei tedeschi e del loro alticcio vassallo Juncker.
Ecco perché il tamburo ha battuto insistentemente sull'inesperienza dei due giovani leader italiani mentre si faceva incessante la moral suasion per farli inciampare, desistere e, magari, litigare.
Per questo, a seconda delle ore o dei momenti, Salvini era indicato come furbo e vincente e Di Maio come uno sciocco, incapace e perdente. L'importante era non farli partire, non farli accordare. Per scuotere e distruggere dalle fondamenta il loro capitale più prezioso. Capitale inestimabile che, però, quei due sono infine riusciti a portare in dote al nascente esecutivo: la voglia di cambiamento espressa da oltre 17 milioni di elettori!
Certo, sarà un percorso difficile, complicato, estenuante. Ma, ad ora, hanno vinto quei due. E questo è un fatto.
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