Dimentichiamo per un attimo le polemiche, le accuse, i personalismi, i curricula ritoccati, le lauree che non hanno ex ministri (o futuri tali). E guardiamo al Paese. Quello vero, reale e non figlio della rete.
C'è il Paese prima dei partiti, prima delle percentuali, delle lotte per le liste, delle possibili alleanze.
Ci sono famiglie e cittadini prima di tweet al vetriolo, prima di raccolte di firme, prima di incontri, cene di finanziamento, prima di staff, amici degli amici e di cognati da sistemare.
Ci sono le imprese che devono pagare gli stipendi a fine mese prima dei veti, dei controveti, delle nomine dell'ultimo momento.
Ci sono i lavoratori e gli italiani che se ne stanno andando dall'Italia prima di scorte e codazzi, di promesse da buontemponi, prima di tagliatori di nastro professionisti, prima di doppie poltrone e campetti di provincia pagati a peso d'oro.
Ci sono i debiti e i mutui degli italiani prima di grandi opere annunciate e poi stoppate, prima dei mille no che attanagliano lo Stivale, prima di foto idiote postate a gogo o di partecipate che andrebbero chiuse mentre invece sono il vero buco nero dei conti pubblici.
Ci sono i coraggiosi che investono ancora qui, prima di Regioni che andrebbero accorpate, prima di interviste che sarebbe meglio non rilasciare, prima delle troppe assenze italiane (come su Libia e Siria), prima di lacci e lacciuoli che la burocrazia offre da sempre nel silenzio di tutti.
Ecco, prima dei partiti e delle urne, c'è un Paese che si chiama Italia.
Che vorrebbe solo risposte (possibilmente) credibili, per non doversi vergognare di tutto ciò che lo circonda. (fdp)
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