Sarà dura. Ma, magari, hanno ragione loro.
Epperò, messa così, è sembrata davvero una barzelletta. Tant'è che sarebbe stato meglio, giacché c'erano, indicare, invece di questo Giuseppe, quell'altro Conte. Antonio, l'allenatore: da ex guida della nazionale a futura guida della nazione il passo sarebbe sembrato più breve e più logico.
Perché, giratela come vi pare, è difficile da digerire anche per il popolo fideista di M5S e Lega la scelta impolitica fatta da una maggioranza tutta politica.
Sarà dura, ma magari hanno ragione loro.
E quindi un Carneade guiderà, forse, il prossimo governo. Con tanto di foto incorniciata accanto a quella dei predecessori, dall'Unità in poi.
Una novità mondiale assoluta. Il primo che passa o quasi. Perché non è vero che è come Monti. È molto più ignoto. Quello almeno era stato commissario Ue e, come Caligola con Incitatus, prima nominato senatore a vita e poi incaricato da Napolitano. Questo signor Conte, invece, partirebbe senza rete di protezione alcuna. Col rischio di schiantarsi subito visto che il Quirinale cincischia, prende tempo e il generale estate incombe. Roba da Repubblica delle banane, avrebbe chiosato Guareschi.
Roba di massima goduria per tutti gli altri, Renzi e Berlusconi in testa, che vedono assottigliarsi ad ogni elezione i loro consensi, e che però si sfregano le mani per l'imprevisto regalo propagandistico.
Sarà dura. Ma magari hanno ragione loro.
Magari quei due hanno una visione che noi non cogliamo, che non riusciamo a capire. Un percorso. E quest'avvocato civilista, che dice di essere un mediatore nato con un curriculum spropositato, è solo il mezzo che hanno individuato per giungere allo scopo. Vedremo quando Mattarella gli darà l'incarico, se lo farà. Intanto però Salvini e Di Maio dicono all'Europa, già matrigna, che non ha nulla di cui preoccuparsi. Andando subito in controtendenza con se stessi e col popolo che li ha così tanto voluti e così tanto votati.
Sarà dura, ma magari hanno ragione loro. Che, forse, la scommessa è altra. Quella di arrivare al voto europeo dell'anno prossimo e insieme a tutti gli altri euroscettici del Continente spazzare via l'asse Ppe-Pse.
Un risultato che consentirebbe allora il cambio di premier in corsa per rinegoziare davvero i trattati e indicare una nuova governance della Bce.
Oppure la mossa Conte è stata studiata per imbrigliare Mattarella, per costringerlo a rinculare e tornare a bomba sul duplex del primo accordo: Di Maio premier con Giorgetti sempre sottosegretario alla presidenza. Sarà dura, ma magari è così. E hanno ragione loro.
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