Un triplo salto mortale quello che fa la Regione con la delibera di incarico al nuovo direttore del dipartimento Sviluppo economico e politiche del lavoro: sorpasso a destra e prematurata supercazzola per disfarsi di un direttore evidentemente scomodo e per stilare una pagellina che è tutto un programma.
Il 27 aprile scorso la giunta regionale, assenti Giovanni Lolli e Marinella Sclocco, insedia a capo del Dipartimento dello sviluppo economico, Piergiorgio Tittarelli, dirigente regionale promosso al rango di direttore, e va bene.
Dopo il primo round della selezione bandita il 23 novembre dello scorso anno (selezione riaperta per altri dieci giorni) basato sulla valutazione dei curricula dei 15 partecipanti, restano 5 candidati, tutti dipendenti di enti pubblici: Carlo Amoroso, Pietro De Camillis, Tommaso Di Rino (che è il direttore uscente), Sabrina Saccomandi (ex collaboratrice di Dalfy) e infine Piergiorgio Tittarelli.
La seconda fase è costituita dalla valutazione della “relazione di progetto” che è una specie di tesina presentata dai candidati su temi come la programmazione delle politiche del lavoro, formazione e orientamento professionale, diritto allo studio, università e ricerca. Insomma, una fase molto più discrezionale che consiste in una “valutazione comparativa” delle tesine, e in cui il presidente della Regione metta i voti: una specie di pagella in cui alla fine Amoroso, De Camillis e Di Rinoprendono 7 (gli ultimi della lista), la Saccomandi 8 e Tittarelli, il promosso, 10.
Bene, benissimo, si dirà. Ma appare strano che una Regione metta un voto così alto, più alto di quello dato al direttore uscente, alla Saccomandi che secondo il Ministero dell’Istruzione non aveva i titoli per fare il dirigente dell’Ufficio scolastico di Pescara e Chieti e la cui nomina quindi è stata bocciata dalla Corte dei Conti nell’adunanza del 22 dicembre 2016. In quell’occasione la magistratura contabile spedì pure gli atti alla procura perché venissero valutati “eventuali profili di responsabilità amministrativa”.
La Corte dei Conti quindi, oltre ad altri numerosi rilievi, ebbe da ridire su quella nomina ritenendola una forzatura, e sullo stesso curriculum della ex collaboratrice del presidente Luciano D’Alfonso, perché la Saccomandi non aveva mai svolto “preventivamente funzioni dirigenziali, né presso il ministero dell’Istruzione (Miur) né presso altre amministrazioni dello Stato”.
Insomma, la bionda Sabrina aveva soltanto fatto esperienze nella formazione universitaria e si era occupata di programmazione dei fondi comunitari, oltre ad aver lavorato nell’ufficio di diretta collaborazione del presidente: non abbastanza per fare la dirigente, quindi. E figuriamoci per fare il Direttore di un Dipartimento regionale.
Ma alla Regione Abruzzo prende 8, più di Di Rino e poco meno del vincitore.
ps: ma evidentemente tutto è possibile alla Regione a guida D’Alfonso: che venga nominato Vincenzo Rivera direttore di dipartimento della Presidenza e dei rapporti con l’Europa anche dopo una sentenza che accerta che non aveva i requisiti (costringendo l’ente a risarcire un ricorrente) e che si diventi dirigenti e forse in futuro anche direttori, come la Saccomandi, solo per essere stati vicini al presidente-senatore. Miracoli abruzzesi.
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