La carica delle Dalfonsine in Abruzzo


Mentre centinaia di famiglie sbattono la testa contro il muro perché i figli con tanto di laurea non trovano lavoro, in Regione...


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
08/05/2018 alle ore 10:00

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La figlia dell’ingegnere suo compaesano, la figlia di un vecchio amico defunto, e poi la figlia dell’ex poliziotto ora suo fac totum. E poi l’ombrellina, e la solerte segretaria del suo comitato elettorale e la giornalista fulminata sulla via di Damasco.

Mentre centinaia di famiglie sbattono la testa contro il muro perché i figli con tanto di laurea non trovano lavoro, e i figli si disperano o espatriano o si deprimono perché non riescono a metter su famiglia o a trovare uno straccio di impiego, e la disoccupazione cresce e le ragazze con tanto di laurea per sopravvivere vanno a fare le pulizie, il presidente-senatore si fa beffe di tutti e il 30 aprile scorso, quindi sul fil di lana e prima che scattasse il nuovo blocco stabilito dalla Corte dei Conti per la mancata approvazione dei consuntivi, ha assunto altre 15 persone nello staff.

Lui, che avrebbe già duvuto essere fuori dalla Regione, e che non esercita l’opzione “perché ha ancora tante cose da fare in Abruzzo”, qualche giorno fa ha provveduto a rimborsare 15 persone per il servizio prestato in campagna elettorale. Perché la maggior parte di quei 15 ragazzi e ragazze dell’elenco faceva parte del suo comitato elettorale: gente che ha distribuito volantini, fatto telefonate per invitare i cittadini ai comizi, o che ha semplicemente presidiato il comitato di via dei Marrucini. Plateale dimostrazione che la campagna elettorale al presidente-senatore l’abbiamo pagata noi, con i nostri soldi: quelli che serviranno a pagare gli stipendi per le 15 nuove assunzioni nello staff. Niente di nuovo, lo fanno tutti, persino la sottosegretaria Federica Chiavaroli.

Entrambi scadenti, o già scaduti (tanto per usare il linguaggio tipico di Dalfy), il presidente e la sottosegretaria sanno bene come tirar fuori linfa dalle tasche degli enti pubblici.

E così lui, il presidente ha firmato: i 15 sono assunti naturalmente a tempo determinato con contratto di 18 ore, ma poi si sa, la riconoscenza, la deferenza e la generosità li porterà a lavorare anche 24 ore su 24, un po’ qui un po’ li. E se si dovesse tornare al voto in fretta, Dalfy potrebbe decidere di restare alla Regione e così, la trippa per i gatti, e per i Dalfonsini, durerà tutto l’anno.

Ed eccoli qua, i 15 fortunatissimi giovani e meno giovani che dal 30 aprile fanno parte ufficialmente dello staff del presidente: c’è Monica Di Paolo (nipote dell’assessore comunale Paola Marchegiani, fedelissima del governatore), Gioia Smerilli (figlia dell’ex poliziotto ora suo collaboratore Antonio Smerilli), Amaranta Di Biase (figlia dell’ingegner Luciano Di Biase, presidente dell’Autorità di bacino e suo compaesano di Lettomanoppello), Paolo Giancaterino, Giovanni Rasetti, Sabrina D’Alessandri (figlia dell’ex capo di gabinetto del Comune di Pescara Achille, morto qualche anno fa), Damiano Ferrante, Tania Di Masci, Antonio Caroselli, Daniela Ortolano (l’ombrellina), Cristiana Di Tommaso, Nadia D’Antogno (fervente addetta al comitato elettorale), Maria Elena Cosenza (giornalista da tempo volontaria nello staff), Vito De Luca, Matteo Monaco.

Tutti inquadrati nella categoria C, posizione iniziale C1, e tutti assegnati nell’ufficio di diretta collaborazione del presidente, sede di Pescara.

Cioè personale con “approfondite conoscenze mono-specialistiche e un grado di esperienza pluriennale, lavoro di concetto con responsabilità di risultati relativi a specifici processi produttivi/amministrativi, media complessità di problemi da affrontare su modelli esterni predefiniti e significativa ampiezza delle soluzioni possibili; relazioni organizzative interne anche di natura negoziale e anche con posizioni organizzative”. Trattamento economico: circa 16 mila euro l’anno. Della serie: mica cavoli.

Avanti c’è posto: all’inizio gli staffisti erano 35, adesso saranno arrivati a 50: non c’è che dire, per un presidente in scadenza un bel record. Ci sarà molto lavoro, da Dalfy, in questi ultimi scorci di legislatura.

 

ps: in quanto alla vergogna, questa parola è stata definitivamente abolita, non solo per il presidente della Regione (ormai vittima preferita di Striscia e delle Iene, che Razzi in confronto gli spiccia casa), ma persino per il Pd, questo sconosciuto.

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