Cari Mazzini e Garibaldi, rivoltatevi pure nella tomba. In Abruzzo si dice che...


C'è la perdita sine die della cosa più preziosa che un individuo ha: la bussola sociale, quel magnetino che risiede non in testa ma nell'anima


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
03/05/2018 alle ore 11:09

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Fin quando si scherza, si scherza. Fin quando c'è da infinocchiare i cittadini da un palco o con un post su facebook con promesse da buontemponi e chiacchiere al vento, va bene. O quando, per dire, si millantano comptenze che poi le classifiche europee smentiscono in due minuti.

O quando si deve per forza far passare il massaggio che si produce, mentre invece la voce pil è come una scheggia nel deserto. O quando ci si pavoneggia che l'Abruzzo diventerà rapido e veloce, mentre invece resta moscio e senza un filo di trasporti decenti.

Adesso, però, c'è da ridere per non piangere perché il limite è stato abbondantemente superato. Non solo il limite del buon gusto, della statura politica, della consapevolezza dei propri mezzi. No, quei limiti ormai sono polverizzati da mesi. Qui sta andando in scena l'ultima serata del circo Barnum, con tutti e due i piedi finiti in una pozzanghera piena di fango e senza uno straccio di spettatori paganti.

Leggere che in una memoria inviata al Consiglio Regionale ci si paragona a Mazzini e Garibaldi per giustificare l'ingordigia di chi vuole mantenere ancora un po' (e per forza di cose) le due cariche non fa proprio ridere.

Perché si è entrati in un'altra sfera: quella dell'insulto, della non conoscenza della storia, della perdita sine die della cosa più preziosa che un individuo ha. La bussola sociale, quel magnetino che risiede non in testa ma nell'anima.

Mazzini Giuseppe, come citano tutte le sue biografie, oltre ad essere patriota, politico, filosofo e giornalista italiano, ha fatto nascere lo Stato unitario italiano, non qualche partecipata.

Garibaldi, anch'egli Giuseppe, è stato il principe del Risorgimento e uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo. La spedizione dei Mille, che annesse il Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia durante l'Unità d'Italia, non fu una passeggiata per tagliare un nastro di provincia.

Capito?

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