Riceviamo e pubblichiamo:
A Celano il 30 aprile del 1950 alla vigilia della festa del lavoro, due braccianti, Antonio Berardicurti di 35 anni e Agostino Paris di 45 anni, vennero assassinati da sicari prezzolati dagli agrari al culmine delle grandi lotte per la terra nel Fucino, latifondo proprietà del Principe Torlonia.
Un mese prima a Lentella in provincia di Chieti altri due braccianti, Cosimo Mangiocco e Nicola Mattia, erano stati uccisi nel corso di una manifestazione sindacale insanguinata da una aggressione poliziesca.
In tutto Abruzzo, dal Vomano alla Marsica, dalla Val Pescara al Vastese, si sviluppavano in quei mesi imponenti e originali lotte popolari, con gli “scioperi a rovescio” ( cioè i disoccupati scioperavano andando a lavorare nelle terre incolte, per la cura del territorio e per opere socialmente utili).
Gli agrari e le grandi aziende come la Terni, appoggiate dal governo De Gasperi con un imponente apparato repressivo (in Abruzzo 4 morti, decine di feriti, denunciati e condannati al carcere furono migliaia di braccianti, disoccupati, sindacalisti della Cgil, dirigenti del Pci e del Psi) contrastarono in tutti i modi le lotte del “Piano del Lavoro” della Cgil di Di Vittorio.
L’Abruzzo fu all’avanguardia nazionale di quel grande movimento che produsse risultati straordinari come la riforma agraria e le terre del Fucino espropriate al Principe Torlonia e assegnate ai contadini, o la realizzazione di un imponente sistema idroelettrico con grandi centrali in cui lavorarono per tanti anni migliaia di operai e che ancora oggi producono energia elettrica pulita non solo per l’Abruzzo ma per l’Italia.
Ma ora torniamo a quei due poveri braccianti di Celano assassinati il 30 aprile 1950 a Celano solo perché chiedevano un lavoro e il pane per le loro famiglie. Di Vittorio e tutti i dirigenti della Cgil, del Pci e del Psi vennero a Celano ai funerali. Il 1 maggio del 1950 si celebró con imponenti manifestazioni sindacali in tutta Italia, con le bandiere rosse listate a lutto per il tragico eccidio di Celano.
A decine di migliaia in quegli anni, dall’Abruzzo, si emigrava in tutti continenti, chi restava provava con la lotta sindacale e politica a reclamare una politica di sviluppo e occupazione. Veniamo da quella storia e ancora oggi, a distanza di 78 anni da quell’eccidio non abbiamo dimenticato quei due braccianti, la forza morale di una grande lezione sindacale e politica.
Berardicurti e Paris erano uno comunista e l’altro socialista. Allora la sinistra comunista e socialista era il più fattore di giustizia sociale e di promozione umana. Veniamo da lontano, la nostra storia non va dimenticata soprattutto da chi vuole continuare a far vivere una sinistra popolare, democratica e di lotta.
on. Gianni Melilla
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