Teramo, perché le primarie aperte fanno tanto paura ai democrat?


Il Pd sempre più tafazziano chiude ai movimenti civici e decide per un candidato del "Nazareno abruzzese"


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
24/04/2018 alle ore 10:13



Poteva essere l'occasione giusta per accarezzare le esigenze del civismo, di quel mondo frastagliato ma portatore di istanze territoriali e pulsioni specifiche. E invece il Partito Democratico regionale ha deciso di chiudervi la porta, sbarrando la strada delle primare aperte di coalizione ad associazioni e liste civiche per le comunali di Teramo.

La decisione presa dal commissario cittadino Sandro Mariani è stata giustificata dal fatto che esiste una cosiddetta “impraticabilità di svolgere le primarie aperte del centro sinistra allargate”. E proprio al fine di “evitare una ulteriore e irresponsabile frammentazione” si decide di presentarsi con un proprio candidato Sindaco alle prossime elezioni amministrative.

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Anticamera alla decisione finale: il Pd di Teramo ha pertanto deciso di consultare gli iscritti affinché si esprimano sulle candidature di Gianguido D'Alberto e Giovanni Cavallari. Insomma, decide il Pd regionale (o ciò che ne resta).

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Nulla di strano, per carità, la politica la decidono i dirigenti anche se sulla consultazione dal basso e sulle primarie sono nati partiti e movimenti che lo scorso 4 marzo hanno in pratica vinto le elezioni puntando sulla partecipazione, in antitesi alle segrete stanze partitiche. Ma questo è un altro paio di maniche che non a tutti, forse, interessa.

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In questa vicenda lascia perplessi la strategia: ma come, proprio adesso che il Pd è arrivato al suo minimo storico, con numeri imbarazzanti certificati in Abruzzo, con una voglia matta di movimenti e circuiti sociali di esprimere una propria voce, il partito che in pratica in questa regione gestisce tutto decide improvvisamente di ignorarla. Autolesionismo? Spavalderia?

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Intanto sabato 28 aprile dalle 8 alle 21 presso la sede del Partito Democratico di Teramo si voterà per le primarie di solo piddì.

Alla faccia del civismo. Alla faccia dei territori.

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