Le parole e i fatti. È sempre tra il dire e il fare che si misura la realtà. Così c'è la pantomima del Cavaliere inscenata al Quirinale e c'è la condivisione effettiva delle poltrone che contano tra M5S e Lega.
Le parole e i fatti. Che poi, se non ci fosse la necessità di stampa e TV di scriverne e parlarne ogni santo giorno nessuno più ci farebbe caso. E invece ecco che si inseguono interpretazioni ed interrogativi sulla mimica, sulla gestualità e quindi sulle frasi pronunciate dal Cavaliere, sul suo ennesimo altolà ai pentastellati, dopo l'incontro con Mattarella: per l'appunto quel teatrino che tutti dicono di aborrire e al quale invece tutti partecipano più o meno consapevolmente.
Le parole e i fatti. Ovvero, lo stallo e il tempo scaduto. Stallo che tutti sanno essere dovuto all'attesa del voto per le regionali in Friuli. Dove i sondaggi prevedono già il trionfo della Lega di Matteo Salvini che viaggerebbe ben oltre il 30 per cento con Forza Italia sotto il 10.
Un fatto che più di qualsiasi chiacchiericcio certificherebbe, oltre ogni ragionevole dubbio, un dato di realtà che ha avuto il battesimo il 4 marzo: il declino inarrestabile del berlusconismo. Ma, siccome appunto si deve cincischiare, ecco che arriva la finta minaccia: il tempo scaduto. Cioè l'avvertimento, ma solo a parole, di scegliere altro, di valutare strade diverse, di dare un incarico "esplorativo" o a tempo o come caspita si chiamerebbe. Per cosa? Ma per un bell'esecutivo dalle intese larghissime, con tutto dentro -Pd compreso- e i grillini fuori. Minaccia spuntatissima perché non solo andrebbe anch'essa a sbattere con la realtà di un accordo già in essere tra Di Maio e Salvini.
Ma perché sopratutto condannerebbe irrimediabilmente i barbari sognanti della Lega all'irrilevanza politica, proprio quando stanno per acchiappare l'intera posta in gioco. No, signori, altra possibilità reale di governo non c'è. L'unica vera alternativa è che il Colle sciolga le Camere e faccia votare di nuovo gli italiani. Ipotesi ancora remota e comunque successiva alla eventuale certificazione, con tanto di numeri parlamentari, dell'impossibilità di un governo giallo-verde per il quale, invece, logica e buonsenso dicono che è già tutto bello che fatto. Perché come sempre accade, un conto sono le parole. Un altro, i fatti.
L'innocente.