Due settimane fa era stato lanciato l'allarme: attenzione, da molte carceri europee stanno per essere scarcerati alcuni terroristi. Come procederà adesso l'Europa? La risposta la fornisce l'attacco di Munster da un lato e quello impedito a Berlino dall'altro: chi pensa che diplomazia e tolleranza siano le armi da usare è completamente fuori strada.
Durante una sosta della maratona berlinese le forze speciali tedesche hanno catturato diversi uomini, tra i 18 e i 21 anni, pronti ad uccidere spettatori e partecipanti all'evento sportivo con alcuni coltelli. Subito la polizia ha indagato nel filone che port al terrorista Anis Amri. Lo dimostra il fatto che uno degli appartamenti ora cerchiati in rosso a Berlino era stato perquisito dopo l'attacco di Natale 2016 a Breitscheidplatz.
Ma al di là della piega che prenderà questa singola indagine, è chiaro che il centro Europa (ma anche l'Italia come dimostrano gli arresti di Torino e Foggia) è di nuovo nel centro del mirino dell'Isis. Questa volta obiettivo era la 38esima edizione della Mezza Maratona di Berlino che, complice un caldo primaverile, ha attirato moltissimi spettatori.
Quando però il socialista Andreas Geisel (SPD) ha affermato che, in vista dell'attacco di Munster, le misure di sicurezza sono state rafforzate ma tuttavia non esiste una situazione di pericolo concreto, significa che ancora una volta la politica, forse per non creare allarmismo o forse perché ancora una volta modesta e balorda, è un passo indietro a fatti e contingenze. Se non è un'emergenza questa allora cosa può esserlo?
Il nuovo terrorismo islamista 2.0 colpisce a freddo, senza grandi colpi ma con armi bianche e in occasione di eventi sportivi. Sono tutti giovani, iper fanatizzati ma non solo, visto che non sono mancati in questi due anni le scoperte di piccoli “aiuti” chimici ai tagliagole. Ecco un filone su cui bisognerebbe indagare meglio: è la droga della jihad, perché dà un senso di super potenza e non fa dormire per tre giorni.
Nel giugno del 2016 poliziotti americani e greci avevano sequestrato nel porto ellenico del Pireo un carico con 26mila pasticche di Tramadol, destinate ai miliziani dello Stato Islamico: valore 13 milioni di euro. Si tratta di un forte narcotico oppioide sintetico utilizzato per sedare dolori e ferite. Erano stipate in un container proveniente dall'India, la cui destinazione finale era la Libia. Sei mesi prima un altro colpo, compiuto dalle autorità turche al confine con la Siria: 11 milioni di pillole di Captagon, ribattezzata «la droga del jihad» perché inibisce la paura.
Chi le prende non dorme per giorni, ed è pervaso da un senso di onnipotenza. Più recentemente un altro sequestro, questa volta nel porto di Gioia Tauro.
Ecco, se le polizie degli stati membri volessero fare davvero prevenzione potrebbero accendere un focus proprio sul traffico di pasticche, seguirne le tracce per scoprire almeno le cellule più grandi in ogni singolo paese. Un primo passo, di comune accordo, per impedire la perdita di vite umane. O è meglio aspettare il prossimo attacco con le braccia conserte?
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