Da un lato il binomio ritrovato tra Putin e Erdogan, suggellato dalla visita in Turchia del presidente russo in queste ore. Dall'altro il tandem a “doppia M”, guidato da Macron e Merkel per tentare di comporre una risposta credibile e armonica ed evitare così che l'Europa amministrativa scompaia del tutto dagli scenari che contano.
Si apre una fase del tutto nuova nella politica mediterranea per gli attori che guardano al mare nostrum come ad un palcoscenico assolutamente di interesse e lungi dall'essere relegato a cornice rispetto ad altri quadranti, come quello asiatico.
I blocchi contrapposti sono guidati da due coppie che, al netto di personalismi, elezioni e direttrici di marcia legate al dossier energetico, sono al momento i players operativi in questa nuova partita.
A est il presidente russo ha deciso di ricominciare ad avere un rapporto di partnership con Ankara, dopo che due anni e mezzo fa un aereo russo era stato abbattuto, con il picco verso il basso coagulatosi attorno ad una volontà di non fare finta di nulla. E invece le strategie legate agli idrocarburi, con l'esigenza di Mosca di rendere attuale e ancora più strategico il gasdotto Turkish Stream, hanno rappresentato l'ago di una bilancia che ancora oggi è instabile, ma che poggia su basi un po' più solide rispetto al passato.
Il comune denominatore tra i due paesi è la volontà russa di aggiudicarsi un “balcone” con vista Mediterraneo. E la sponda di Erdogan, per quanto elefantiaca e politicamente scorretta, è l'unica che garba a Putin. La sua visita in Turchia di queste ore ha proprio l'obiettivo di focalizzarsi sull'energia e sulla Siria.
La centrale nucleare che verrà realizzata dai russi di Rosatom è il prossimo passo, così da consentire a Erdgan di presentarsi alle urne il prossimo lugio forte di un altro risultato. E non “fa nulla” che a farne le spese siano i paesi limitrofi come Grecia, Cipro e Italia che subiscono in silenzio anche per propri demeriti strutturali.
Dall'altro versante, dopo la vacatio drammatica di Londra che, complice la Brexit e la poca consistenza del premier May mai è parsa dal peso specifico così leggero come oggi, è l'asse Parigi-Berlino che tenta di limitare i danni. L'alternativa al momento non esiste, per cui Macron e Merkel fanno squadra per non essere travolti dall'onda orientale-caucasica che si sta abbattendo su Bruxelles.
L'Eliseo ha provato ad alzare la testa nella partita siriana, ricevendo una delegazione curda e provocando la solita reazione scomposta di Ankara. Berlino è ormai nel solco di una lenta e forse irreversibile agonia politica, con un problema in più per Angela Merkel rappresetato dalle sfumate pulsioni dei socialisti su parecchi dossier strategici.
Si staglia all'orizzonte un panorama complicato per l'Europa, dove il tandem della doppia M (Macron-Merkel) non è dato sapere quanto reggerà all'onda d'urto non solo di Mosca, ma anche di Ankara che, per dirne una, domani ha in programma un trilaterale con Russia e Iran.
Quest'ultima, niente affatto secondaria, è un'altra partita che abbraccia possibili sviluppi futuri. Teheran è al centro di frizioni con gli Usa, della reazione di Israele, delle mire d Mosca e Pechino. E purtroppo anche del disinteresse di Palazzo Chigi.
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