di Peppino Tagliente
“Questa non è più la mia Lega”, sembra abbia detto Bobo Maroni, ormai presidente uscente della Regione Lombardia, e la battuta riportata dalla stampa potrebbe avere l’effetto di far guadagnare molti voti in più al partito di Salvini e forse provocare il sorpasso su quello di Berlusconi.
La svolta storica impressa da Matteo Salvini alla Lega nella direzione di trasformarlo da partito padano e secessionista in un partito nazionale della destra democratica potrà forse provocare l’allontanamento di qualche irriducibile bossiano ma ha spalancato le porte a tanti elettori delusi da Fi e amareggiati dalla polverizzazione di quella che una volta fu Alleanza Nazionale ed ancor prima il MSI.
Anche perché nella Lega è in atto un processo di trasformazione culturale che ha avuto il suo epilogo domenica scorsa a Milano dove Salvini davanti ad una piazza del Duomo gremitissima ed attenta ha proclamato, in quello che qualcuno ha definito “il giuramento della Madonnina”, che gli obiettivi primari perseguiti sono la difesa degli interessi nazionali, della sovranità monetaria, dei valori della tradizione cristiana e della cultura occidentale.
Salvini che cita Benedetto Croce per ribadire che, anche se laici, non possiamo non dirci cristiani; che parla di Rivoluzione del buon senso, utilizzando un ossimoro di grande effetto che arriva dritto dritto al cuore ed al cervello non alla pancia (come qualche detrattore si ostina a dichiarare) degli italiani; Salvini che parla di problemi concreti non di astruserie sinistrorse o siderali, è la novità di questo capitolo di storia politica che si sta per aprire in Italia.
L'impressione, a pochi giorni dall'apertura dei seggi, è che le percentuali a lui attribuite dai sondaggi siano sottostimate perchè nel Meridione potrebbe avvenire ciò che sta avvenendo con i Tories (i conservatori) nel Galles e in Scozia o quel che è avvenuto non molto tempo fa nel sud della Francia.
Chi vivrà vedrà.
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