Riceviamo e pubblichiamo:
di Peppino Tagliente
L'effetto che sul capoluogo marsicano ha avuto la sentenza del Consiglio di Stato è pari a quello che produce un uragano su un'isola del Pacifico. In termini politici, beninteso, perchè di politica stiamo parlando.
Il ciclone Anatra Zoppa, ha tolto infatti al sindaco in carica, Gabriele De Angelis, il premio di maggioranza, assegnando più del 50% dei seggi in consiglio alla coalizione del candidato battuto al ballottaggio ed ha creato una situazione di evidente ingovernabilità che potrebbe indurre (e pare abbia già indotto) il sindaco a dare le dimissioni per non dover subire l’onta del compromesso e dell’inciucio.
De Angelis, insomma, potrebbe fare per dignità, non certo per viltade il gran rifiuto, e quindi non prendere in nessuna considerazione l'ipotesi di un accordo di larga intesa che l’antagonista si è subito sperticato ad offrire a nome del centrosinistra, nel nome ovviamente del bene comune e dell’interesse della città.
Senza entrare nel merito della vicenda, rispetto alla quale si potrebbe solo dire che mette a nudo le carenze di una normativa per l’elezione dei sindaci che dopo più di quattro lustri comincia a mostrare segni di inadeguatezza e mette sotto accusa la lentezza dei meccanismi di impugnazione e di decisione dei ricorsi in materia elettorale, la vicenda politica di Avezzano offre tuttavia il destro per fare qualche considerazione di ordine più generale.
Nel senso di rappresentare in sedicesimi lo scenario che a livello nazionale potrebbe prendere corpo il 4 marzo e di indicare soprattutto il tipo di soluzione nell’eventualità dalle urne non esca nessuna maggioranza ed a qualcuno possa venire in mente di suggerire una “grande coalizione” o come vi va di chiamarla per mettere insieme diavolo ed acquasanta.
Se così dovesse malauguratamente essere, l’esempio da seguire è certamente quello del sindaco di Avezzano che (salvo ripensamenti e richiami da qualcuno in alto loco) ha dato una bella prova di lucidità politica e di rispetto per l’elettorato.
Troppi anni sono passati dall’ultima volta che il corpo elettorale ha potuto esprimersi liberamente ed adesso che la parola è di nuovo tornata ai cittadini non dev’essere consentito il ritorno a soluzioni compromissorie ed antidemocratiche, come quelle che abbiamo avuto con Letta, Prodi e da ultimo Renzi, che hanno pesantemente nuociuto all’Italia.
Anche a costo di tornare di nuovo alle urne entro sei mesi.
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