Una campagna a fior di pelle - Lo scontro in aeroporto


Il Governatore abruzzese all'aeroporto di Charleroi ha aggredito verbalmente la eurodeputata Daniela Aiuto


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
03/02/2018 alle ore 12:00

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Nervi a fiori di pelle. Fa brutti scherzi la campagna elettorale a Luciano D’Alfonso, che all’aeroporto di Charleroi ha aggredito verbalmente la eurodeputata Daniela Aiuto.

Certo, aveva i suoi problemi: l’ammutinamento è nell’aria a Teramo e a Pescara, dove sono stati lasciati a casa due parlamentari come Tommaso Ginoble e Vittoria D’Incecco che gliel’hanno giurata, e ora ci mancava pure Donato Di Matteo che proprio ieri ha annunciato di aver abbandonato il Pd e il gruppo consiliare. Sono cavoli, davvero.

E così ieri, racconta la Aiuto, che ha già annunciato la denuncia nei confronti del governatore, “è avvenuto un fatto increscioso e mortificante: mentre ero in attesa all’aeroporto di Bruxelles Charleroi di imbarcarmi per il volo che mi avrebbe riportata a Pescara, mi sono imbattuta nel governatore D’Alfonso che, evidentemente in clima di campagna elettorale, di fronte a tutti i passeggeri mi ha aggredita verbalmente, strumentalmente denigrando il mio lavoro in Europa, con particolare riferimento alle ormai famose interrogazioni alla Commissione Europea, da me proposte sui finanziamenti regionali alla Saga Spa”.

Insomma, se la vedranno in tribunale. Lui, Dalfy, ha risposto via Facebook a quella che lui si ostina a definire “Onorevole Ostacolo”, dimostrando una vera e propria insofferenza per le donne che gli rifanno faccia (basti pensare a cosa successe in consiglio regionale con Sara Marcozzi, e non solo) ma quando mai, ha scritto, nessuna aggressione verbale, solo una dichiarazione.

Lei lo ha accusato di fare campagna elettorale, come se fosse una novità. In serata, il governatore ha pubblicato un video, pensando di fare bella figura.

 

Campagna elettorale a gogo

E di fatto, è campagna elettorale permanente, a dispetto del taglio dello stipendio e delle ore che dedicherà alla sua candidatura (un terzo, ha precisato). E cos’altro era ieri mattina l’inaugurazione delle nuove aule dell’alberghiero a Pescara? Basta guardare quante persone reggono con la mano il nastro da tagliare. Anche le promesse, di candidature e di finanziamenti, fatti in questa occasione, la dicono lunga su cosa stessero facendo lì ieri mattina.

Campagna elettorale anche la lettera scritta il 17 gennaio scorso all’architetto Gianluca Marcantonio da lui nominato al Consiglio superiore dei lavori pubblici e poi plurindagato nelle inchieste sugli appalti della Regione, e per conoscenza, al sindaco, al procuratore della repubblica e al presidente del tribunale, per lamentarsi dello stato di degrado in cui ha trovato il tribunale e l’Ex Aurum di Pescara:

“Sono uscito delle due visite sconcertato per la decadenza riscontrata personalmente dei relativi ambienti. Se avessi la confidenza di poterti parlare con il dialetto del mio paese ti direi che per la rovina degli spazi pubblici, mi sono sembrati due ambienti assimilabili ai “non luoghi” per la prevalenza della rinuncia, che si studiano la facoltà di architettura, porte difficili da aprire e servizi igienici privati di manutenzione da anni, ascensori a rischio di sorprese spaventose, interi corridoi vinti dall’incuria”.

Ed ecco pronta la soluzione: i soldi ce li mette lui, si dovrà ristrutturare tutto, e l’architetto che farà il sopralluogo sarà pagato sempre dalla Regione, purché non chieda più di qualche migliaia di euro. Adesso, Tribunale e Aurum sono in condizioni penose da anni, grazie alla campagna elettorale però il presidente prossimo senatore se ne accorge solo ora. E giustamente nota il consigliere di Forza Italia Marcello Antonelli: di fatto, con quella lettera, Dalfy ha commisariato il sindaco Alessandrini, “un gesto di onnipotenza”.

 

Collegi, centrodestra a gonfie vele

Brutte notizie ieri per il Pd e l’allegra brigata candidata in Abruzzo e non solo in Abruzzo: ieri Repubblica ha dedicato varie pagine a una simulazione sui collegi uninominali di Camera e Senato che fotografa il centro destra a un soffio dalla vittoria e che delinea anche una strada tutta in salita per un governo di larghe intese PD-Forza Italia.

Ora che si conosce la ripartizione dei collegi tra i singoli partiti, è stato possibile simulare un calcolo dei seggi. In pratica Repubblica ha seguito il seguente metodo: se si assegnano i collegi in bilico al candidato che ha anche solo un punto di vantaggio, e si sommano a quelli sicuri (uninominali e proporzionale) il quadro che viene fuori attribuisce alla Camera Pd a 147 seggi, Forza Italia 141. Il totale fa 288. Se gli alleati dei Dem convergessero con i loro nove deputati e la quarta gamba del centro destra facesse altrettanto con i suoi 16, si arriverebbe a 313 seggi.

Ne mancherebbero tre per arrivare ai fatidici 316 necessari alla maggioranza, comunque una base fragilissima per il governo. E se questo è il calcolo di Repubblica, il governo delle larghe intese si andrebbe a fare benedire e con lui il sogno di Dalfy di diventare ministro.

Secondo lo stesso calcolo in Abruzzo il centro destra si aggiudicherebbe ben 20 collegi, i restanti quattro se litigherà con il centro-sinistra (e non quindi con i Cinquestelle). Blindato Quagliariello, fuori gioco sempre secondo Repubblica i cinque stelle compresi Taverna e Di Nicola.

 

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