Ai ricchi del mondo è consigliato di spendere la propria pensione in Abruzzo, ma poi per fare le infrastrutture c'è bisogno di anni di scartoffie e permessi.
Forbes celebra l'investimento immobiliare a Città di Sant'Angelo, ma poi se si parla di porti e logistica si viene considerati degli appestati. Le presenze natalizie del 2017 sono state incoraggianti, anche dall'estero, ma poi se si guardano le piste ciclabili di Pescara viene da ridere perché sfociano nel nulla.
Ai cinesi è piaciuto moltissimo il vino abruzzese, ma poi se si prova a fare un ragionamento armonico con le istituzioni del territorio su rete, know how e strategia legata al made in Italy ti rispondono con una scrollta di spalle.
Francesi, tedeschi e belgi con parenti qui stanno da qualche tempo iniziando ad acquistare casette sui rilievi abruzzesi, ma poi se cercano un treno decente da Roma devono abbandonare la ricerca.
Ecco, sono alcune delle macro contraddizioni d'Abruzzo, che saltano agli occhi difronte a notizie belle e incoraggianti che la cronaca ci offre. Una regione che sta rapidamente scalando le classifiche relative alle bellezze paesaggistiche, alle eccellenze enogastronomiche, alla peculiarità di borghi e centri storici: ma che deve scontrarsi un nanosecondo dopo con una politica che sembra avere orecchie solo per altro: per le liste, per le società della regione, per i cda, per gli equilibri, per i tagli di nastro e per le promesse.
Si, proprio un altro piano. Ma non solo con il rischio di deludere cittadini e imprese, quel fatto si è praticamente già verificato.
Quanto piuttosto per il danno che una gestone simile lascia al territorio: parafrasando il calcio, le occasioni sprecate dinanzi alla porta avversaria fanno più male di un passaggio sbagliato. Capito?
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