La mesta parabola dei Cinquestelle: quando un mattatore è sostituito da un figurante


Certo, potrebbe lasciar perdere i consigli di Rocco Casalino, potrebbe togliersi quella divisa da prima comunione di cui sembra essere così fiero



Alla Casaleggio&Associati lo sanno. E lo sa anche Beppe Grillo che, infatti, s'è defilato. Sanno bene che Luigi Di Maio non è il candidato giusto. Che non è all'altezza. E vedono anche loro la enorme differenza col 2013. Con quella incredibile, entusiasmante cavalcata elettorale con cui arrivarono ad un passo dallo sbancare un intero sistema di potere.

C'erano folle e fervore ovunque in quelle politiche del 2013 che partirono monopolizzate da Bersani e dalla sua idea di "smacchiare il giaguaro" Berlusconi. E che invece, giorno dopo giorno, videro emergere l'iceberg dei Vaffa pentastellati.

C'erano piazze stracolme di speranza e di curiosità. Così come c'era stupore e sconcerto nelle facce dei panciuti commentatori, incapaci di vedere prima e capire poi un fenomeno che si materializzava così forte e così imprevisto. Ma, anzitutto, c'era lui.

C'era il mattatore, c'era l'affabulatore, c'era il trascinatore: c'era quel Beppe Grillo che da ogni piazza d'Italia scagliava le sue ironie e le sue invettive contro il potere e contro i potenti. Musica per le orecchie di tanti italiani arcistufi e stradelusi.

Ecco, passare da un mattatore eclettico e geniale ad un piccolo figurante di provincia non potrà mai e poi mai essere una scelta pagante. A teatro come in politica. Alla Casaleggio&Associati lo sanno; si occupano di comunicazione, sono dei professionisti e ne conoscono tecniche e meccanismi. Sanno che quel Di Maio proprio non va.

Nonostante l'incoronazione a "capo politico" del Movimento, il giovanotto partenopeo mostra di essere debolissimo. Praticamente gli manca tutto quel che un leader deve possedere. Cioè, tutto quello che ha Grillo. E il guaio è che la maggior parte di quel che gli manca non lo può acquistare né lo può imparare.

Certo, potrebbe lasciar perdere i consigli di Rocco Casalino, potrebbe togliersi quella divisa da prima comunione di cui sembra essere così fiero, potrebbe evitare di proporsi sempre rasato di fresco e con ciglia e sopracciglia in perfettissimo ordine, potrebbe dismettere quel sorrisetto respingente con cui si materializza davanti alle telecamere e potrebbe financo usare meglio - con un bel corso intensivo - la lingua italiana, congiuntivi compresi.

Ma, purtroppo, ciò non ne farebbe un leader. Magari un esecutore di idee altrui, giammai un trascinatore, un moltiplicatore di simpatia e di consensi. Inutile ripetere che "uno vale uno" quando chi lo dice è poco o niente. Alla Casaleggio&Associati lo sanno. E anche Grillo lo sa.

 

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