Rettore, docenti e studenti d'Abruzzo contro la boutade "universitaria" di Grasso


D'Amico: "È una proposta populista. Esiste già la no tax area per redditi ISEE fino a 13.000 euro, che per una famiglia di 4 componenti"



"Lo studio è la migliore previdenza per la vecchiaia" diceva Aristotele, secondo Diogene Laerzio, in La vita dei filosofi. E se davvero l'investimento su se stessi, sin dai tempi antichi, viene consigliato saggiamente ai giovani, ai giorni nostri ci pensa il presidente del Senato Pietro Grasso (LeU) a spianare la strada ai cervelli di casa nostra.

La sua proposta di abolire le tasse universitarie ha destato pareri discordanti anche perché dallo spot elettorale allo stop sull'iniziativa non è solo questione di anagrammi, ma è soprattutto una questione di capire dove poter trovare - eventualmente - le coperture per procedere al taglio.

 

PROPOSTA POPULISTA

Gli avversari politici di Grasso l'hanno accusato di aver fatto una promessa da campagna elettorale; il ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda l'ha definita "una proposta trumpiana", mentre diversi esperti hanno dubbi sulla sua reale efficacia per favorire il diritto allo studio.

"Sono d'accordo con il ministro Calenda - dichiara Luciano D'Amico, Rettore dell'Università degli Studi di Teramo -. È una proposta populista. Esiste già la no tax area per redditi ISEE fino a 13.000 euro, che per una famiglia di 4 componenti, corrisponde a circa 31.980 euro di reddito imponibile. È calmierata la tassazione da 13.001 a 30.000 euro di reddito ISEE che, sempre per una famiglia di 4 persone, nel caso di 30.000 euro corrisponde a un reddito imponibile di 73.800 euro. In questo caso le tasse universitarie ammonterebbero al massimo, in tutta Italia, a 1.190 euro, peraltro detraibili. È chiaramente solo uno spot elettorale. Il miliardo e 600.000 euro necessari potrebbero avere destinazioni più utili, per esempio il diritto allo studio".

 

POLITICA DI DIRITTO ALLO STUDIO CERCASI

Per il Rettore dell'Università degli studi di Teramo una riforma in tal senso quindi appare inutile, ma sposta l'attenzione su un tema molto interessante: la necessità di una politica di diritto allo studio.

"L'accesso all'istruzione universitaria per i giovani in condizioni economiche svantaggiate – osserva - è limitato dal costo dell'alloggio, del vitto e, più in generale, dal costo della vita di uno studente universitario. È su questo che bisogna agire con una politica di diritto allo studio che preveda borse e altre forme di sostegno.

Per esempio, attualmente un semestre di studio all'estero viene finanziato solo con circa 1.200 euro tutto incluso (viaggio, vitto e alloggio): in queste condizioni è evidente che solo chi dispone di redditi medio-alti può permettersi tale esperienza formativa. Per questo servono borse di studio e non l'eliminazione delle tasse per famiglie decisamente benestanti".

 

A CIASCUNO IL SUO

"All'Università di Teramo, - conclude il Magnifico Rettore - chi ha un reddito ISEE di 50.000 euro, corrispondente a un reddito imponibile di circa 123.000 euro, paga tasse di poco superiori a 2.160 euro. È giusto, quindi, che le paghi, in applicazione del principio della contribuzione proporzionale sancito dall'articolo 53 della Costituzione, mentre sarebbe profondamente ingiusto addossare tali tasse alla fiscalità generale, facendo così pagare a famiglie a basso reddito tasse universitarie di studenti appartenenti a famiglie benestanti".

 

NON ACCRESCERA' IL NUMERO DI ISCRITTI

"Non credo porterà un aumento degli iscritti – spiega Maurizio Edmondo, imprenditore del settore edilizio e immobiliare -. Il problema dell'Università non sono le tasse da pagare, che, ovviamente, se ridotte o abolite, rappresentano una spesa in meno da sostenere. Il problema principale è rappresentato dalle spese quotidiane che le famiglie devono sostenere per mantenere i figli all'Università. Molti sono costretti ad abbandonare l'idea di seguire i propri sogni perché non possono frequentare la facoltà cui sono inclini per via dei costi di sostentamento. Vitto, alloggio, trasporto: credo siano le voci che incidano maggiormente su un bilancio familiare con ragazzi che studiano. E' qui che, evidentemente, si dovrebbe intervenire".

 

GLI STUDENTI: EFFETTI TRAGICI

Per Adelisa Savona rappresentante studenti in Senato Accademico della "d'Annunzio" di Chieti "gli effetti dell'abolizione delle tasse universitarie sarebbero tragici". Infatti secondo la Savona "l'università gratis porterebbe anche i meno motivati a iscriversi, rischiando di diventare un affollatissimo parcheggio. Con l'aumento degli iscritti vi sarà scarsità di servizi e la necessità di incrementare strutture, personale docente e altro. Questo sicuramente avrà un costo. Gli studenti in sovrannumero saranno sempre di più solo una matricola. Ci saranno orde di laureati e per poter essere competitivi sul mercato del lavoro occorrerà fare master, che si sa hanno costi elevatissimi e sono accessibili a pochi, o corsi post laurea a pagamento. Tutto questo è possibile ovviamente solo a chi ha disponibilità economica. In sostanza una cosa del genere andrebbe solo a discapito degli studenti meritevoli e in particolare dei meno abbienti. Non serve eliminare le tasse: già esistono i mezzi per garantire a tutti il diritto allo studio, e bisognerebbe lavorare su quelli".

 

MERITO, QUESTO SCONOSCIUTO

Nicolò Gatti è per potenziare gli strumenti per favorire il merito: "In qualità di senatore accademico dell'università G.d'Annunzio, con l'intera associazione "Azione Universitaria", ci occupiamo di rappresentanza studentesca e politica universitaria, quindi indubbiamente siamo a favore di ogni proposta che porti benefici all'università italiana e agli studenti, ma in questo caso ho l'obbligo morale di dissentire con tale proposta, poiché, allo stesso tempo, siamo per il potenziamento di strumenti che favoriscano il merito; non un esonero concesso a chiunque per iscriversi "gratis", che andrà ad alimentare ancor di più il fenomeno degli "studenti parcheggiati"

 

...E LE COPERTURE?

Per quanto riguarda le coperture necessarie alla realizzazione di tale proposta Gatti afferma: "L'unica soluzione (sempre in una visione utopistica) è che il sen. Grasso da buon ragazzo di sinistra per reperirle si butti su una mera visione marxista della lotta di classe, come ha fatto intendere in una sua recente intervista in cui ha asserito che i figli dei ricchi che vanno nelle università private devono pagare le università anche per i figli dei poveri. Ma davvero nel 2018 qualcuno parla ancora di ricchi e poveri?"

 

FAMIGLIE: BENVENUTI IN CAMPAGNA ELETTORALE

"E' chiaramente propaganda elettorale - dice Rosamaria Falcone, impiegata e madre di Francesco, studente al II anno di Fisioterapia alla "d'Annunzio" di Chieti -. Puro e semplice qualunquismo. Mi sembra troppo facile proporre un qualcosa senza però spiegare come poter raggiungere l'obiettivo: se l'università è gratuita per gli studenti e quindi non ricade sulle famiglie, da qualche parte dovranno pur prendere i soldi per coprire questa iniziativa. Ma non mi sembra che l'abbia specificato. Comunque – conclude - mio figlio Francesco usufruisce dell'Isee perché a lavorare a casa nostra sono solo io. Quindi le soluzioni per gli studenti meno abbienti già ci sono, insieme alle borse di studio per meritocrazia che è quella, a mio avviso, che deve essere premiata".

 

twitter@ImpaginatoTw