Non si gioca a dadi con cittadini e territori: vero Abruzzo?


Il caso della monnezza romana da destinare altrove è la plastica raffigurazione del manico italico



Categoria: ABRUZZO
08/01/2018 alle ore 18:31

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Al di là di come finirà la partita tra Lazio, Abruzzo ed Emilia Romagna, la vicenda della monnezza romana che nessuno sa gestire è la plastica raffigurazione di come un pezzo di amministrazione pubblica non sappia fare il proprio mestiere.

Negli Stati Uniti è appena stato silurato il capo della Sicurezza Nazionale, l’ammiraglio Mike Rogers, per le cyber falle e perché - si mormora - è andato a chiedere una poltrona a Trump senza avvertire i suoi superiori, tanto per chiarire il livello di serietà tra le due sponde dell'Atlantico.

Pochi giorni fa in piazza Cavour a Roma, in zona Prati e non in una borgata, su dieci cassonnetti in una elegante via, nove erano tracimanti e maleodoranti. Lo stesso dicasi per una Piazza Navona infestata di cartacce e rifiuti in ogni angolo.

Ma al netto dei riverberi elettorali (non dimentichiamo che si vota anche per la regione Lazio nel giorno delle politiche) in questa storiaccia che dura ormai dagli ultimi giorni di Marino sindaco, splende il vero vulnus italico: la gestione clientelare, il pubblico che se non sa fare non viene scalfito, i paraocchi ideologici contro i privati, la mancanza di programmazione e la clava delle urne per mettere i temi sul tavolo.

Di monnezza romana distribuita in solidarietà altrove si sa e si discute ormai da anni. Anche per la scelta miope dello zoccolo duro italico radical chic di non costruire termovalorizzatori come nel resto dell'Ue. E'inutile, l'Italia va sempre a rimorchio ma delle idee sbagliate.

No tap, no gasdotti, no Olimpiadi, no soluzioni alernative ma poi tutti a promettere green economy e politica industriale quando arriva il profumo di urne.

Quella stessa politica industriale che manca clamorosamente guardando alle vertenze d'Abruzzo, con migliaia di famiglie che restano con un palmo di naso per la decisione dei colossi di fare le valige da questa terra. E il governo che dice? E il ministro Calenda cosa propone? E la Regione che pensa?

Ecco il vero guaio. Non ci sono teste, non ci sono visioni e visionari, mancano punti di riferimento e neuroni che siano in grado di tessere una tela, che invece viene disfatta e giocata a sorte dai centurioni romani come quella di Cristo.

Nel mezzo ci sono le 250.000 tonnellate di capacità per la monnezza che l'Abruzzo ha, ma che ci auguriamo non vengano sacrificate sull'altare degli interessi particolari, di un do ut des che sa tanto di liste e capriole.

Ieri c'erano Piazza del Gesù, Botteghe Oscure e Via della Scrofa. Oggi sembra solo bacheche social e talk show serali. Di maestri nemmeno l'ombra. (fdp)

 

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