Ecco perché l'abruzzese Valloreja insiste contro Ue, euro, Nato e sceglie Putin


Presentato il suo libro "Al di la' del pregiudizio" a Pescara, dopo la tavola rotonda al Senato


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
20/12/2017 alle ore 12:01

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Continua il tour di Lorenzo Valloreja per presentare la sua ultima fatica letteraria intitolata “Al di la’ del pregiudizio – saggio sul perché l’Italia per rinascere debba tassativamente: uscire dall’Unione Europea; uscire dall’Euro; uscire dalla Nato; allearsi alla Russia di Putin”.

Dopo la tavola rotonda della scorsa settimana al Senato, dove l’autore abruzzese si è confrontato con Deputati e Senatori, economisti e professori universitari, di diverso orientamento politico e culturale, è giunta la tappa a Pescara con Michele Giuliani, responsabile della casa editrice “Domus europa independent label”.

“Sono un uomo del 1975 e sono cresciuto a pane ed Europa – ha detto - . Da ragazzo ci hanno fatto credere, attraverso la scuola, i giornali e la tv, che l’Europa fosse la soluzione di tutti i mali, poi però, da adulto, mi sono reso conto che non era affatto così, anzi ho avuto la sensazione che fosse esattamente il contrario e, in qualità di storico, mi sono documentato e mi sono reso conto che, ahimè, i miei sospetti erano più che motivati”.

Rispetto alla struttura del libro lo scrittore ha illustrato i 4 capitoli: “L’Italia, come la Germania e il Giappone, al di là della retorica partigiana, ha perso la Seconda Guerra Mondiale ed in conseguenza di ciò ha pagato un carissimo prezzo, cioè quello di essere, in un primo momento, isolata da tutto il resto della comunità internazionale e spogliata di ogni propria sovranità, in seconda battuta di rimanere solo limitata nella propria sovranità. I governanti dell’epoca, per limitare i danni, cercarono ad ogni costo di rientrare nel novero delle nazioni libere, così nonostante le obbiezioni di Benedetto Croce, Vittorio Emanuele Orlando, Ivanoe Bonomi e Saverio Nitti, accettarono le condizioni del trattato di Pace nel 1947, sottoscrissero la Nato nel 1949, parteciparono alla Guerra di Corea per essere accettati nell’ONU nel 1955, ma soprattutto, sfruttarono il bisogno statunitense di imbrigliare la Francia e la Germania - al fine di: 1) evitare che queste ultime nuovamente si facessero guerra; 2) usarle entrambe in chiave antisovietica – per legarsi prima alla CECA, poi al MEC ed infine nell’UE. Nei primi tempi le cose andarono bene, un po’ perché eravamo un Paese di frontiera, la cortina di ferro infatti passava proprio davanti l’uscio di casa nostra ed in virtù di questo gli Stati Uniti ci riempirono di soldi, un altro po’ perché godevamo di immense rimesse dirette che quotidianamente i nostri migranti reindirizzavano verso la Madre Patria, un altro po’ perché gli impegni del Mercato Economico Europeo, fatta eccezione per la PAC che ha totalmente favorito le politiche agricole francesi a scapito di quelle italiane, erano meno opprimenti di quelle attuali dell’Unione Europea. Ma le cose non sarebbero potute durare all’infinito così, le variabili storiche che stavano giocando a nostro favore infatti erano per forza di cose transitorie mentre la necessità di tutelare gli interessi franco/tedeschi era ed è insita, nello spirito costituente della Ceca prima, del MEC poi e dell’UE ora. Così quando il vento della storia cambiò nuovamente permettendo alla Germania di riunificarsi il prezzo che quest’ultima dovette pagare a Parigi fu la perdita del Marco a patto però – come chiese Helmut Kohl al proprio omologo Mitterrand - che l’Italia venisse deindustrializzata. Questa strana richiesta fu palesata all’epoca dei fatti perché il nostro Paese, agli inizi degli anni 80, aveva da poco superato, a livello economico, l’Inghilterra, equiparato la Francia e stava per insidiare la Germania. Così facendo, le due cancellerie, si erano sbarazzate dell’Italia garantendo, per molti anni, benessere e supremazia ai loro popoli confermando, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, la dottrina della prelazione franco/alemanna. L’Euro quindi, nato di li a poco, non fu altro che, il capestro, l’arma con la quale l’Eliseo ed il Bundeskanzleramtsgebaude tennero sotto scacco le economie di tutti gli altri partner europei. Tolta infatti la sovranità monetaria i governi europei non potevano più giostrare sulla leva dei cambi ed i parametri della moneta unica fecero si che le opere pubbliche venissero praticamente congelate, in una sola parola ogni iniziativa di stampo keynesiano non era più possibile. Per un Paese come l’Italia - che fino ad allora, proprio grazie ad un’allegra politica delle opere pubbliche ed alla notoria debolezza della propria moneta, era riuscito a divenire la quinta potenza economica al mondo - ciò avrebbe significato una lenta ed inesorabile fine. Prima che ciò accadesse, per lungo tempo, siamo stati un colosso economico, un vera e propria “corazzata”, ma senza cannoni perché l’adesione alla NATO ci ha da sempre impedito di ricostituire la flotta di cui avremmo avuto bisogno, non fosse altro perché la nostra Nazione ha la bellezza di 7500 km di costa. Ma l’Alleanza Atlantica non ci ha limitato solo nella quantità degli armamenti, ma anche nella qualità, costringendoci, troppo spesso, ad acquistare mezzi inadeguati come gli F-35 o veri e propri ferri vecchi come in tanti altri casi. L’influenza negativa di questa alleanza tuttavia non si è fermata solo al settore degli armamenti ma ha avuto ed ha tuttora, nefaste ricadute anche e soprattutto nella politica estera: la guerra di Libia ad esempio, dove abbiamo dovuto subire il rovesciamento di un nostro alleato senza che potessimo far nulla, è stato il caso più eclatante degli ultimi anni. Per tutte queste ragioni, ed altre che non sto qui a citare per ovvi motivi temporali, è cosa buona e giusta resettare completamente i nostri trattati ed uscire fuori da tutto. Ma qualcuno di voi potrebbe replicarmi: dove si può andare da soli? Certamente da nessuna parte dico io, sarebbe la fine dell’Italia … ed allora? L’unica soluzione non può che essere quella, qualora si decida di intraprendere questo passo, di avere già un nuovo alleato pronto e chi meglio della Russia potrebbe mai interpretare questo ruolo?”.

 

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