Troppo forte la tentazione di tagliare un nastro, cinguettare di un successo amministrativo, farsi belli con foto, post e likes che aumentano a gogo. Troppo forte davvero.
Ma poi, nell'Abruzzo dalle mille contraddizioni che sembra quasi uscito da un film di Franco e Ciccio, dove a pensar male si fa peccato ma poi ci si azzecca, ecco che le notizie smascherano la politica pasticciona.
Aumentano le stazioni ferroviarie, ma poi si tagliano i treni. Sissignore, non è una fake o una bufala, Vladimir Putin non ci ha messo lo zampino, né le foto che lo dimostrano sono un fotomontaggio o sono state ritoccate da qualche chirurgo plastico del web.
Tutto vero, tutto tremendamente reale, tutto sulla pelle della gente che quei treni li prendeva per andare al lavoro, a scuola, all'università.
Mentre la mano destra della politica inaugura a Bazzano, frazione dell'Aquila, una delle due nuove stazioni assieme ad amministratori, politicanti e vertici Rfi, quella sinistra cassa corse e speranze.
Dal 10 dicembre per consentire a Trenitalia di rientrare nei 4,1 milioni di chilometri previsti in Abruzzo dal contratto di servizio firmato dalla Regione, ecco sparire quattro corse giornaliere (tra Sulmona e Avezzano delle 6.55, tra Avezzano e Sulmona delle 21.39, tra Sora e Avezzano delle 19.07 e tra Avezzano e Sora delle 17.26) e altrettante corse nel giorno di sabato (da Sulmona all’Aquila in partenza alle 11.25 e alle 18.40, e dall’Aquila a Sulmona delle ore 12.46 e 20.10).
Senza contare la riduzione di alcuni servizi nei giorni festivi, dall’Aquila a Sulmona e altrettante da Sulmona al capoluogo.
Sembra un film, davvero, di quelli magistralmente interpretati da Franco e Ciccio che tante risate ci hanno fatto fare per anni interi. Solo che mentre al termine di quelle pellicole dopo i titoli di coda ognuno si alzava per tornarsene nelle proprie vite, in Abruzzo alla fine della fiera c'è solo da mettersi le mani nei capelli. E sperare in un futuro migliore.
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