Cosa si fa in Abruzzo per combattere la (straordinaria) siccità?


Nei primi 10 mesi del 2017 qui sono caduti 4 miliardi di metri cubi d'acqua, contro una media storica di 6 miliardi


di Stefano Buda
Categoria: ABRUZZO
07/12/2017 alle ore 18:20

Tag correlati: #abruzzo#agricoltura#impaginatoquotidiano#siccità

Il gelo degli ultimi giorni rappresenta un ritorno alla normalità, dopo una lunga estate caratterizzata dall'assenza di piogge e da straordinarie ondate di calore. L'Italia, e in particolare l'Abruzzo, hanno sperimentato gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il 2017 - come indica uno studio del Cnr - sarà ricordato come l'anno meno piovoso dal 1800 ad oggi. A livello nazionale, fatta eccezione per i mesi di gennaio, settembre e novembre, tutti gli altri mesi hanno registrato un calo delle precipitazioni tra il 30 e il 50 per cento rispetto alla media.

In Abruzzo, come rivela un'elaborazione effettuata da Coldiretti su dati Ucea, nei primi 10 mesi del 2017 sono caduti 4 miliardi e 605 milioni di metri cubi d'acqua, contro una media storica che dal 1951 al 2016 si è attestata sui 6 miliardi e 371 milioni metri cubi d'acqua. In pratica oltre un miliardo e 700 milioni di metri cubi d'acqua in meno rispetto alla media degli ultimi 65 anni.

La siccità ha prodotto effetti negativi sull'agricoltura abruzzese, che conta circa 66mila aziende, con una produzione lorda vendibile di 1.330 milioni di euro. Danni ingenti, ai quali si aggiungono quelli prodotti dagli oltre 200 incendi che la scorsa estate hanno distrutto più di 7mila ettari di boschi abruzzesi. Senza dimenticare, però, che il gran caldo rappresenta la pre-condizione, ma è quasi sempre l'uomo, per interesse, ottusità o follia, il vero responsabile dei roghi.

 

AGRICOLTURA IN GINOCCHIO

Il comparto agricolo abruzzese, già messo a dura prova dalla crisi, dai danni del maltempo e da altri mali endemici, ha subito un duro colpo per via del caldo torrido. Come rivela Coldiretti Abruzzo, la situazione più critica riguarda la Marsica, dove si concentrano le principali produzioni orticole, che riguardano patate, carote e altri ortaggi di qualità.

Tutte colture estive, che quest'anno hanno reso poco o nulla in confronto al passato. Le perdite di ricavi, per quanto riguarda gli ortaggi, in Abruzzo si attestano sui 200 milioni di euro: a livello regionale la produzione segna un calo del 30% rispetto al 2016, con punte del 50% nell'area di Avezzano e della Piana del Fucino.

La siccità ha generato effetti negativi, a macchia di leopardo, anche sul resto della regione. Oltre agli ortaggi, le principali produzioni agricole abruzzesi sono quelle di olio e vino, che evidenziano un decremento produttivo tra il 20% e il 30%. Sul dato, però, incidono anche la neve e il maltempo invernale, che lo scorso anno in Abruzzo hanno causato la caduta di circa un milione di ulivi.

C'è poi la zootecnia, che in riferimento a latte e derivati evidenzia un calo del 20%, legato ad aspetti fisiologici: il gran caldo incide negativamente sulla produttività degli animali e in Abruzzo molte stalle non dispongono di impianti di condizionamento dell'aria. Danneggiate, a causa della siccità, anche molte produzioni secondarie: -80% i tartufi e -50% il miele.

 

UN CASO ESEMPLARE

Gaspare Di Domenicantonio porta avanti a Teramo, nella frazione di Ponzano, una piccola azienda tramandata di padre in figlio, che si occupa di produzione e trasformazione di cereali, foraggi, olio e miele, e che comprende un allevamento di suini da carne e di bovini da latte, con annesso un piccolo caseificio. "Si tratta di un'azienda polifunzionale, che prova a fare quello che facevano i nostri nonni tanti anni fa, quando avevano la mucca, la pecorella, il maialino e la gallina - racconta Di Domenicantonio -. A quel tempo tutto veniva riciclato e non veniva sprecato niente, e questo consentiva di avere prodotti di qualità, rispettando l'ambiente, perchè meno si spreca e meno si inquina".

Proprio l'inquinamento, alimentato dalle produzioni intensive, è invece alla base di quei cambiamenti climatici che hanno restituito il frutto avvelenato di un'estate torrida e siccitosa.

"La siccità ci ha procurato più danni della neve, che pure ci ha messo in ginocchio l'inverno scorso, provocando anche la morte di alcuni capi - riferisce l'imprenditore agricolo -. A causa del caldo, abbiamo registrato danni e ammanchi produttivi in tutti i settori agricoli, con l'unica eccezione delle olive, che seppure in calo a livello quantitativo, quest'anno sono particolarmente buone, non essendoci stato l'attacco della mosca come nel 2016".

Un caso esemplare riguarda la produzione di miele, che quest'anno è diminuita del 60%. "La mancanza di vegetazione ha impedito che sbocciassero i fiori - spiega Di Domenicantonio -. Il risultato è che se nel 2016 abbiamo prodotto 4 quintali di miele, quest'anno ci siamo fermati a poco più di un quintale". Problemi anche per gli allevamenti, "perchè gli animali soffrono molto il caldo, mentre con il freddo stanno riparati e quindi ci sono minori ripercussioni".

Con il maltempo, però, sono arrivati gli aiuti di Stato, mentre non sono previste forme di sostegno per i danni provocati dalla siccità. "Abbiamo ricevuto 400 euro a capo per i danni del maltempo e per noi è stata una manna dal cielo - conferma Di Domenicantonio -. Il caldo ci ha creato perdite maggiori, ma non abbiamo ricevuto nulla".

La forza dell'azienda di Ponzano è la diversificazione. "In questo modo si riesce a compensare e ad andare avanti, mentre chi fa solo agricoltura non sta messo bene - conclude l'imprenditore agricolo -. Il nostro problema è che noi non possiamo mai chiudere perchè, a differenza di un negozio che, se vale male, chiude ed è finita, noi abbiamo cicli a lunga scadenza, un sistema organizzativo a lunga scadenza e quindi con annate così drammatiche, a costo di indebitarsi, si è costretti ad andare avanti".

 

RITARDI E SOLUZIONI

Siccità e cambiamenti climatici sono fenomeni che possono essere governati. Ne è convinto Giulio Federici, direttore di Coldiretti Abruzzo. "Servono innanzitutto le regole, perchè nel momento in cui queste vengono applicate, diventa possibile creare accumuli di acqua nei territori e gestire nel modo più oculato la risorsa idrica - afferma Federici -. Bisogna essere consapevoli che in futuro avremo sempre meno acqua, che quindi andrà accumulata e ridistribuita quando serve, mettendo in campo un'agricoltura di precisione e rivoluzionando i vecchi sistemi di irrigazione e di scolo, fonti di sprechi, in quanto un tempo l'acqua era abbondante e la siccità non rappresentava un problema". Secondo il direttore regionale di Coldiretti, inoltre, occorre puntare "sulla realizzazione di un certo numero di bacini sul territorio, in grado di accumulare l'acqua in arrivo con le precipitazioni".

La questione idrica è sempre più centrale. "Basti pensare agli allevatori che quest'anno, in montagna, per via della carenza di acqua, si sono dovuti attrezzare con le proprie jeep, in modo da trasportare fusti di acqua per abbeverare le greggi - racconta Federici -. Sono disagi e costi di gestione che si ripercuotono pesantemente sul pil e sulla redditività di queste imprese, mettendone a rischio la sopravvivenza".

E poi punta il dito contro i consorzi di bonifica. "Sono organi che devono ripensare completamente la propria attività, tornando sui territori e uscendo dagli uffici - è l'affondo dell'esponente di Coldiretti Abruzzo -. C'è un rapporto squilibrato tra le pesantissime strutture amministrative di cui dispongono e i tecnici che operano sui territori. Questo squilibrio - conclude - si ripercuote sia sul piano dei costi che sulle capacità d'intervento".

 

twitter@ImpaginatoTw