Marciare divisi per governare uniti. E' difficile non correre con la mente ad una delle espressioni più celebri del generale prussiano von Moltke o, se preferite, del leader cinese Mao dopo aver assistito alle ultime performance Tv di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi.
La kermesse milanese di imprenditori patrocinata dal Cavaliere e l'ottava edizione della Leopolda fiorentina voluta dall'ex premier, al di là della crosta di propaganda hanno mostrato quanto, allo stato dell'arte, sia del tutto naturale la convergenza politica tra i due.
Attenti a mostrarsi distanti e distinti, in verità, Berlusconi e Renzi hanno battuto quasi esclusivamente sugli stessi tasti: la capacità di governo e l'affidabilità. L'uno circondato dall'imprenditoria e dal mondo del lavoro, l'altro dall'entusiasmo delle giovani generazioni hanno, però, entrambi lanciato messaggi analoghi e rassicuranti. E hanno, soprattutto, indirizzato attacchi e polemiche contro quelli che possono o potrebbero impedirne l'abbraccio post voto. Evitando accuratamente qualsiasi diretta, personale polemica e qualunque reciproca accusa.
E, così, considerata fuori gioco la sinistra-sinistra in tutte le sue cervellotiche declinazioni, hanno concentrato il fuoco polemico sui grillini, pericolo pubblico numero uno per entrambi, e, in minore misura, su Salvini e su tutti i cosiddetti residui "sovranisti".
Persino il versante propaganda è sembrato simile: Renzi ha rispolverato gli 80 euro da elargire anche alle famiglie; Berlusconi è tornato sui 1000 euro di pensione minima.
Nessuno dei due ha attaccato frontalmente l'Europa e le sue politiche rigoriste e dirigiste pur ribadendo la necessità di "contare di più". Perché entrambi sanno che l'Ue è lì a vigilare. A vegliare sui nostri disastrati conti e a concederci deroghe col contagocce. E l'Europa è anzitutto e ancora la signora Merkel, anch'essa - guarda caso - alle prese con una possibile riedizione di una "grosse koalition" che impedisca il ritorno alle urne e la mantenga alla cancelleria per altri quattro anni: si può non guardare alla Germania? No che non si può. Berlusconi e Renzi lo sanno. E perciò si stanno attrezzando.
Persino l'idea del Cavaliere di una "flat tax" potrebbe non essere un problema per il segretario del Pd. Soprattutto se oltreoceano Donald Trump riuscisse a far approvare il suo drastico taglio fiscale per famiglie e imprese. Allora qualcosa di analogo si potrebbe ripetere anche qui. E l'Unione avrebbe pochi motivi per mettersi di mezzo ad un taglio di imposte che favorirebbe imprese e lavoro. Marciare divisi per governare uniti: Berlusconi e Renzi lo sanno. E ci proveranno. Grillo permettendo.
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