Ma quale salva-Abruzzo. Se ce ne fosse ancora bisogno, adesso è chiaro che più chiaro non si può. La famosa norma salva-Abruzzo sbandierata dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso a destra e a manca come una conquista sua, effetto dei suoi numerosi incontri col ministro Padoan, non salva l’Abruzzo ma semmai salva tutte le Regioni.
Basta leggere l’articolo 68 che disciplina i rapporti finanziari Stato-Regioni (con la i, al plurale) a statuto ordinario. Quindi a tutte ma proprio tutte le Regioni. Una legge dello Stato e non una norma ad hoc per l’Abruzzo. Siamo di fronte a una clamorosa millanteria.
“Alle Regioni a statuto ordinario è attribuito un contributo destinato alla riduzione del debito di importo pari a 2.200 milioni di euro per l’anno 2018. Gli importi possono essere modificati, a invariata del contributo complessivo, mediante accordo da sancire, entro il 31 gennaio 2018…”.
Ed ecco qui la tabella: Abruzzo 3,16 % per una cifra di 69.576.736,84 di riparto contributo per il 2018. Basilicata 2,50%, 54.968.736,84; Calabria 4,46% 98.132.736,84; Campania 10,54% 231.876.526,32; Emilia-Romagna 8,51% 187.144.736,84; Lazio11,70% 257.472.947,37; Liguria 3,10% 68.217.368,42; Lombardia 17,48% 384.615.578,95; Marche 3,48% 76.612.105,26; Molise 0,96% 21.058.631,58; Piemonte 8,23% 180.998.631,58; Puglia 8,15% 179.359.052,63; Toscana 7,82% 171.980.947,37; Umbria 1,96% 43.165.157,89; Veneto 7,95% 174.820.105,26. Per un totale di 2.200.000.000,00. Sempre nel disegno di legge è specificato che il ripiano del disavanzo al 31 dicembre 2014, può essere rideterminato in quote costanti, in non oltre 20 esercizi per le Regioni che si impegnano a riqualificare la propria spesa attraverso il progressivo incremento degli investimenti.
Ricapitolando: neppure dieci giorni fa gli evviva di Dalfy & Paolucci, dispensati a larghe mani probabilmente facendo affidamento sull’ignoranza degli abruzzesi:
“Una norma storica, dal valore stratosferico, che mette la parola fine a tutti i problemi che questa regione si portava dietro da 20 anni. Questa norma – ha aggiunto il governatore – andava fatta quando l’Italia aveva sette seni, l’abbiamo fatta quando il Paese e’ senza seni e quindi ha un valore stratosferico. Si poteva fare nel 1999, quando c’erano le posture culturali favorevoli, si poteva fare tra il 2001 e il 2006, perche’ c’era una classe di governo nazionale accogliente. Si poteva fare tra il 2006 e il 2008 o in corrispondenza del terremoto. Noi ora siamo riusciti a farla fare sulla base della spiegazione documentale”.
Non basta ancora: Dalfy ha poi ricordato che a questo risultato si e’ arrivati grazie a “due incontri e un convegno con Padoan che ci hanno consentito di accendere le luci con la contrarieta’ zero di tutti gli altri organi”.
E via di questo passo. E’ davvero imbarazzante che un presidente di Regione e un assessore al Bilancio millantino così spudoratamente un merito che non hanno. Il confine con la menzogna è labile, anzi non esiste.
ps: Il disegno di legge dimostra, ancora una volta, che la norma spalma debito è a favore di tutte le Regioni. Tutte. Carta canta.
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