La Giunta comunale di Atessa affida a un docente di diritto amministrativo, super partes, quale Oiv (Organismo indipendente di valutazione), il compito di redigere un parere pro-veritate sulla situazione dell'Auditorium di Piazza Garibaldi privo di “collaudo tecnico amministrativo normativamente previsto” e “in presenza di espresso parere contrario all'uso” della struttura “della competente Commissione comunale sui Locali di Pubblico spettacolo”.
La decisione è stata assunta nella riunione di ieri dell'Esecutivo comunale per dirimere la complessa e ingarbugliata vicenda dell'Auditorium, inaugurato e usato, pur se non a norma, dalla passata amministrazione di centro-destra.
Il gruppo consiliare Movimento 5 Stelle e LiberAtessa - fa presente la delibera della Giunta - hanno avanzato due distinte interrogazioni aventi ad oggetto l'Auditorium, istanze alle quali è stata data risposta dal sindaco nel Consiglio comunale dell'11 ottobre scorso. Nel corso della seduta, in aula, è stata letta la relazione predisposta dal Rup (Responsabile unico del procedimento) Guglielmo Palmieri, dalla quale “sono emerse assai e rilevanti criticità” in relazione all'assenza di disponibilità da parte del Comune dell'Auditorium e “all'utilizzazione dell'opera in una pluralità di occasioni pur in assenza del collaudo”, neessario per legge.
La Commissione di Pubblico spettacolo, con verbali del 14 e del 16 dicembre 2016, aveva sottolineato che, per il rilascio del nulla osta all'utilizzo dell'Auditorium, sarebbero occorsi “il completamento dei lavori e l'integrazione della documentazione”.
L'allora sindaco di Atessa, Nicola Cicchitti, “pur in assenza del parere favorevole – ricorda, oggi, la Giunta – ha assunto provvedimenti in deroga per l'utilizzo dell'Auditorium nei giorni 18, 23, 26, 27 e 30 dicembre 2016; 3 e 5 gennaio e 4 febbraio 2017”. Il sindaco dell'epoca ha “assunto provvedimenti in deroga, sotto la propria diretta responsabilità per l'utilizzo della sala (non retrocessa e non collaudata)”.
Durante il Consiglio dell'11 ottobre è anche emerso che la ditta esecutrice dei lavori chiede maggiori somme, per oltre 220mila euro. Questa somma è contestata dal Rup. “Ma – spiega la Giunta – non essendo stati instaurati procedimenti di composizione bonaria, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, appare concreto il rischio di un contenzioso giurisdizionale con la ditta esecutrice sul se e su quanto dovuto in sede di liquidazione delle spettanze finali”.
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